L’iniziativa resa difficile per i vertici delle istituzioni di opposti schieramenti politici rischia di saltare alla vigilia delle elezioni politiche
Il botta e risposta fra il ministro dello sviluppo Carlo Calenda e la sindaca Virginia Raggi, va al di là di un vivace confronto dialettico: lei sarebbe una “turista per caso”, lui è affetto da “maschilismo strisciante” .
Lo sfogo di Calenda e la reazione della Raggi non sono soltanto gli “spigoli” del Tavolo per Roma, ma un’ inevitabile conseguenza dei differenti partiti a cui fanno riferimento i vertici istituzionali coinvolti: il PD al Mise e Regione e il M5S al Comune. Una contrapposizione che si sta accentuando di fronte all’appuntamento elettorale delle politiche di primavera, per la quale i partiti si giocheranno il tutto per tutto. E perché no? Anche il Tavolo per Roma. Senza considerare però che , oltre a danneggiare la Capitale che urge di grandi e costosi interventi, daranno una ulteriore spinta all’astensionismo.
Del resto basta prendere in considerazione (al di là degli epiteti) quanto è fino ad ora uscito dal confronto, per rendersi conto che sia sui progetti, sia sulla stessa filosofia dell’intervento non c’è alcuna voglia di trovare una convergenza fra Mise e Regione da un lato e Comune dall’altro. Ciascuno sembra interessato più a prevalere sull’altro piuttosto che cercare un accordo per realizzare qualcosa a favore della Città. La sindaca vorrebbe sapere quanti soldi il governo sarebbe disposto a investire e, poi, in base a quelle somme stabilire delle precedenze e dei progetti. Dall’altro Calenda vorrebbe sapere che cosa in realtà il Comune intende fare con chiarezza e, finalmente, con determinazione, per il risanamento delle periferie. Finora, intorno al grave problema ci si è fatto il girotondo con fumosi e generici obbiettivi.
Intanto il Tavolo-PD viene riempito da una sorta di capitolato di interventi che sembra uscito da un libro di sogni anzichè da una reale ricognizione di che cosa urge per fermare il declino inarrestabile della Capitale. Mentre il Tavolo-M5S è più portato a segnare la differenza e l’autonomia, senza voler scoprire le carte di come il Comune saprà rilanciare la Capitale.
Atteggiamenti che sembrano più ispirati dall’approssimarsi della campagna elettorale, piuttosto che dalla volontà di fare l’interesse della comunità che, come Istituzioni, sono chiamati a servire.