Iniziate le operazioni per redistribuire i 305 ospiti, ma chi una protezione umanitaria rischia di non trovare una sistemazione. A rischio 100 posti di lavoro
Una decisione arrivata senza preavviso, dicono gli operatori del Cara, il centro rifugiati, di Castelnuovo di Porto. Il Centro sta chiudendo, per effetto del decreto sicurezza, e i 305 ospiti saranno redistribuiti in tutta Italia. Non tutti però, visto che essendo stato abolito lo status di protezione umanitaria, non è escluso che non pochi di loro finiscano in strada.
Ma non solo. Anche un centinaio di persone che lavorano dentro il Cara potrebbero rimanere inoccupate. Il 24 gennaio dalle 15 alle 18.30 Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl saranno in presidio con i lavoratori sotto la sede del MISE, di via Molise, “per scongiurare – spiegano – la crisi sociale, che, oltre allo sradicamento degli ospiti oramai integrati nel territorio, riguarda anche lavoratori e cittadini dell’area”.
“Con il processo di chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, che da questa mattina e fino al 31 gennaio portera’ a smantellare un’importantissima esperienza di integrazione e accoglienza costruita anno dopo anno in provincia di Roma, si preannuncia una vera e propria emergenza sociale, umanitaria e e perfino sanitaria”, afferma il segretario provinciale del Pd di Roma, Rocco Maugliani.
“Gia’ alcune persone – spiega – sono state letteralmente gettate per strada questa mattina, mentre parte dei migranti richiedenti asilo saranno trasferiti in altre strutture fuori dal Lazio. Ci saranno tantissimi bambini che saranno sradicati dal contesto in cui sono cresciuti finora, e piu’ di 100 professionalita’ che resteranno senza lavoro”.
Il Cara di Castelnuovo non ha mai dato problemi al territorio, dicono dalla cooperativa Auxilium che lo gestisce, anzi sono stati avviati progetti di collaborazione e integrazione col comune. Con il trasferimento, anche tanti bambini che frequentano la locale scuola, saranno costretti a riambientarsi.
In un colpo solo – afferma il Sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini – spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un’accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal Comune insieme alla Prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro.