Vi è una “drammatica differenza” tra Roma e il resto delle città europee nel modo in cui si sta pianificando la “città del futuro prossimo”. La capitale, insomma, al momento non ha alcun piano o dibattito in corso sull’argomento, è in pieno stallo e nulla o poco si sta facendo per far fronte allo scenario di grandi trasformazioni urbane. Insomma, per Roma nessuna visione del futuro o una strategia di medio periodo. E’ quanto emerge dalla ricerca del Cresme, ‘World Cities Vision 2030-2050’ che sarà presentata domani, per la parte relativa alle città europee, all’Assemblea dell’Acer. “Di fronte allo scenario di grandi trasformazioni nessuna città del mondo che abbia qualche ambizione può permettersi di non avere una visione del futuro, una strategia di medio periodo, su che cosa fare – si legge nella ricerca – Smart city, digital city, connecting city, smart grid, smart building, entrano con forza come uno dei grandi temi della nuova pianificazione urbana e delineano una componente strategica rilevante nello scenario futuro delle città”.
“E’ una nuova storia quella che oggi si comincia a scrivere e che disegna i contenuti di una nuova città – spiega in anteprima a Radiocolonna Lorenzo Bellicini, Direttore CRESME: – E questo nuovo disegno della città del futuro prossimo, o del presente prossimo, presuppone la trasformazione delle città esistenti e una nuova competizione urbana, dove c’è e ci sarà chi vince e, naturalmente, chi perde”.
“Si stima che dal 2015 al 2025 la popolazione urbanizzata al mondo crescerà di 65 milioni di abitanti l’anno”, si legge nella ricerca. Secondo l’Onu, il 96 per cento delle città europee con oltre 300.000 abitanti è destinato a crescere demograficamente nei prossimi 15 anni. Questo incremento della domanda di spazi abitativi nelle città innescherà una notevole competizione, in cui risulteranno vincenti le città che riusciranno a offrire una visione chiara del futuro, a offrire lavoro e condizioni di vita dignitose. In sostanza, le città che meglio programmeranno il loro futuro godranno di benefici maggiori fra 20/30 anni. “Le città che non si dedicheranno a questa pianificazione – prosegue la ricerca – e sono numerose in Italia, si vedranno superate”.
“Bisogna superare i tanti problemi che da anni ritardano la città, a partire dall’inaccettabile degrado, dall’intollerabile carenza di servizi e inefficienza dell’apparato amministrativo – spiega Edoardo Bianchi, Presidente ACER Roma – come ho scritto nell’editoriale di Costruttori Romani, Roma è una città lasciata a metà, è senza meta, abbandonata a se stessa; giorno dopo giorno i cittadini assistono alla degenerazione del vivere quotidiano”.
Roma è la capitale delle opere incompiute?
“Non so se, in assoluto, possiamo fregiarci di questo non ambito primato, certo l’elenco di ciò che è stato iniziato e non è terminato è preoccupante – ha concluso Bianchi – Non ci possiamo permettere scheletri di infrastrutture, opere finite ma non utilizzate, opere necessarie ma bloccate nelle pastoie burocratiche”.