Fine mercato tutelato: anche sull’energia i partiti si rifugiano nella propaganda

Il prezzo medio dell’energia elettrica per i clienti finali è salito di oltre il doppio della media europea. Mancano strumenti adeguati di informazione. Il portale offerte di Arera non è efficace

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La classe politica italiana è un campione internazionale della propaganda. È una tentazione irresistibile anche a costo di esporsi a clamorose contraddizioni. La vicenda della completa liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica e del gas è la fotografia dell’inclinazione dei partiti a strumentalizzare qualsiasi tema sperando di trarne qualche vantaggio in termini di consenso elettorale. E tutti i partiti dispongono di un formidabile alleato: i mezzi di informazione, specialmente quotidiani e tv, che si prestano a fare da grancassa alle polemiche piuttosto che svolgere il ruolo di cane da guardia del potere in ogni declinazione, politico, economico e giudiziario.

La fine del mercato tutelato per elettricità e gas ha scatenato polemiche infuocate e scambi di accuse tra i partiti, anche dentro la maggioranza. Dal prossimo anno esisterà soltanto il mercato libero anche per gli ultimi 5 milioni di famiglie italiane. Lo stop a nuove proroghe è contenuto nell’accordo tra governo e Commissione europea sulle modifiche al Pnrr. D’altra parte il governo Draghi aveva inserito il completamento della liberalizzazione nelle riforme a supporto del Pnrrincassando il voto di Pd, M5s, Lega, Forza Italia, Renzi e Calenda. Il partito della Meloni aveva bocciato il Pnrrdai banchi dell’opposizione mentre ora è determinato a realizzarlo, anche quelle riforme che fatica a digerire come il settore energetico. Un mese fa l’ipotesi di una nuova proroga è stata motivo di scontro tra i ministri Pichetto Fratin (che l’aveva presentata in consiglio dei ministri) e Fitto che aveva preteso di cestinarla. La Commissione europea da canto suo è dal 2011 che autorizza i governi italiani a rinviare la piena liberalizzazione di energia elettrica e gas.

In queste polemiche strumentali mancano completamente gli argomenti, forse perché la politica non ne ha. La liberalizzazione serve per favorire la concorrenza riducendo i prezzi e migliorando la qualità dei servizi.

Il percorso italiano è stato molto accidentato e il risultato è stato indebolire il mercato energetico come hanno toccato con mano gli italiani durante gli ultimi due anni di prezzi alle stelle. In Italia nel 2021 e l’anno scorso il prezzo medio dell’energia elettrica per i clienti finali è salito di oltre il doppio della media europea. Un rialzo del 64% contro, ad esempio il 17% della Francia che non è giustificabile solo con il nucleare dei cugini d’oltralpe.

 

Il mercato italiano presenta infatti scarsa trasparenza e poca concorrenza effettiva che si traducono in offerte inefficienti.

 

Anche le definizioni hanno avuto un ruolo negativo. Il mercato tutelato in realtà non offre maggiori garanzie del mercato libero, in quanto l’autorità di settore (l’Arera) ogni tre mesi aggiorna i prezzi sulla base delle quotazioni internazionali di gas e petrolio. I dati elaborati ogni anno dall’autorità sono indicativi: nel 2022 il prezzo del gas nel mercato tutelato è aumentato dell’85% mentre nel mercato libero del 40%, rispettivamente a 115 e 95 centesimi a metro cubo. Differenza ancora più mercata nell’energia elettrica. Nel mercato a maggior tutela quasi 500 euro per un Megawatt/ora di elettricità, 395 euro nel segmento a tutele graduali e 315 nel mercato libero. Nella realtà poi i vantaggi sul mercato libero sono maggiori nei casi in cui il cliente sceglie la fornitura congiunta di energia elettrica e gas.

I risultati sarebbero stati migliori a favore delle famiglie se il percorso di liberalizzazione fosse stato meno incerto. Il mercato italiano presenta infatti scarsa trasparenza e poca concorrenza effettiva che si traducono in offerte inefficienti.

A distanza di oltre 20 anni dall’avvio della liberalizzazione l’Enel continua a detenere una quota del mercato elettrico di quasi il 40% e i primi 5 operatori rappresentano oltre il 70%. Anche peggio nel gas dove l’Eni continua a controllare il 66% del mercato finalenonostante la presenza di oltre 600 operatori.

Più che discettare sulle proroghe senza fine governi e autorità di regolazione avrebbero dovuto lavorare per promuovere un mercato più efficiente. Il principale elemento è la consapevolezza del consumatore che deve poter comprendere le offerte del mercato libero. Ancora oggi mancano strumenti adeguati di informazione. Il portale offerte di Arera non è efficace. Gli accessi dei cittadini sono intorno ai 200mila l’anno rispetto a una platea potenziale di oltre 35 milioni (considerando famiglie, condomini e imprese). Rimane un vincolo di natura normativa che impedisce l’interoperabilità tra il portale di Arera e quelli su offerte e consumi di soggetti privati.

 

Comportamenti concorrenziali scorretti creano sfiducia

 

Il percorso accidentato inoltre ha favorito molti comportamenti concorrenziali scorretti da parte degli operatori con l’effetto di alimentare la sfiducia tra i clienti sulla reale possibilità che il mercato libero produca autentici benefici in termini di prezzi e qualità del servizio.

Invece di slogan inutili, la politica potrebbe procedere a riformare la struttura della bolletta adeguandola al principio “chi inquina di più paga di più” e prevedendo strumenti specifici per sostenere le famiglie più vulnerabili. Invece una famiglia a basso reddito ma non al confine dell’indigenza deve finanziare gli incentivi alle grandi imprese energivore (che consumano grandi volumi di energia elettrica e gas).

Forze politiche responsabili dovrebbero parlare di come rendere efficiente il mercato e tutelare i consumatori, invece, come dicono i romani, preferiscono “buttarla in caciara”.

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