I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per trasformare Roma nella città di tutti i servizi in “15 minuti”. È il piano di Roberto Gualtieri per rendere più vivibile la Capitale. Come non condividerlo? Se non fosse per un piccolo dettaglio: Roma deve fare i conti con il suo passato recente. E soprattutto con le partecipate pubbliche che sono una vera spina nel fianco per gli inquilini del Campidoglio. Indipendentemente dal colore politico. Il quadro è davanti agli occhi di tutti.
Mentre Gualtieri si insedia al Campidoglio, l’immondizia si accumula nelle strade della Capitale. Il fenomeno, va detto, è a macchia di leopardo, fortunatamente. Ma la questione è sempre la stessa. Raccolta tardiva, impossibilità di smaltimento, con l’azienda pubblica Ama che non passa in oltre seimila strade.
A detta dell’amministrazione uscente, i problemi finanziari sono alle spalle. Il bilancio 2020 di Ama è stato chiuso in utile. Ma i problemi sono rimasti purtroppo sotto il tappeto. A fine settembre il Campidoglio ha approvato un aumento di capitale da 100 milioni già previsto nella relazione 2020 sul governo societario di Ama. Come se non bastasse il piano di risanamento della municipalizzata controllata dal Comune ha anche previsto “un apporto di capitale da 156,4 milioni (attraverso la rinuncia al credito per euro 106,4 milioni da parte di Roma Capitale con effetto sulle riserve di Patrimonio e attraverso cassa per euro 50 milioni)”. Il tutto affinchè fra il 2020 e il 2024 la società possa “garantire una gestione economica in equilibrio”. Senza però svuotare i cassonetti che straripano anche per via della necessità di nuove aree di stoccaggio, a lungo al centro di un braccio di ferro fra il governatore PD, Nicola Zingaretti e l’ex sindaco, Virginia Raggi. Quindi se sul fronte finanziario, almeno per Ama, l’amministrazione Gualtieri parte con i conti in ordine, sotto il profilo strettamente operativo c’è invece ancora un gran lavoro da fare.
Non vanno certo meglio le cose nei trasporti. Se da un lato Atac sta sperimentando il primo smart-bus sulla linea 64 Termini-San Pietro con mezza flotta rinnovata, dall’altro nel bilancio 2020 c’è solo una promessa, assai difficile da mantenere: “La società dovrà effettuare oltre l’ottanta per cento del fatturato nello svolgimento dei compiti alla stessa affidati da Roma Capitale”. In effetti, il discorso non fa una grinza se non fosse che come nel caso dell’Ama, manca tutta la parte operativa. Gli autobus sono stracolmi, i controlli sono scarsi e l’acquisto dei biglietti online è ancora troppo complicato. Per ora, complice la pandemia, a rimettere in ordine i conti ci hanno pensato le risorse stanziate dallo Stato sul fondo appositamente istituito al ministero dei trasporti. C’è da scommettere sul fatto che ben presto i nodi verranno al pettine visto anche perché il giorno della vigilia di Natale Atac dovrà onorare il pagamento del 31% del debito chirografario.
Ama e Atac sono naturalmente i due più grandi nodi da sciogliere per Gualtieri. Ma i problemi sono un po’ ovunque: dal rilancio dell’azienda della cultura Zetema, ferma a lungo causa Covid, ai casi più gravi di mancata approvazione triennale dei bilanci per aziende a controllo pubblico indiretto “Fiera Roma S.r.l.” ed “Ecomed S.r.l”, come rileva la corte dei Conti nella deliberazione sulla gestione delle partecipazioni di Roma Capitale dello scorso 10 maggio. Insomma al nuovo sindaco non resta che l’imbarazzo della scelta. Anche perchè i fondi del PNRR non sono infiniti né a fondo perduto. E questa potrebbe essere una delle ultime opportunità per restituire a Roma il suo prestigio.