Artigiani gastronomici con sedie e tavolini a due passi dal Pantheon, ristoranti travestiti da take away tra i vicoli di Piazza Navona. E’ questa l’immagine che romani e turisti potranno trovarsi di fronte a causa di una legge regionale che consentirebbe ai laboratori artigiani di espandere la propria attività sul suolo pubblico del Centro Storico. Un cul-de-sac dagli esiti imprevedibili – visto con timore sia dal Commissario Tronca sia dalla giunta Alfonsi – che potrebbe aprire nuovi scenari nella contesa gestione del suolo pubblico del Municipio I di Roma.
“Vedremo lavoratori con tavolini e sedie li dove i dehors erano stati fatti togliere all’esercizio commerciale con regolare licenza – ha denunciato a Radiocolonna Stefano Tozzi, capogruppo FDI del Centro Storico – questi sono i risultati di una gestione punitiva e non razionale del suolo pubblico municipale”. L’interpretazione corrente dei vigili è che le attività non sono sanzionabili perché la delega all’artigianato è appannaggio delle regioni e ogni atto – o contravvenzione – disposta dalla Polizia Roma Capitale sarebbe nulla. Tutto è nato dalla legge regionale 3 del 17 febbraio 2015, nata per valorizzare l’artigianato laziale ma che potrebbe far esercitare a molti laboratori artigiani attività che in centro sono state limitate per l’eccessiva presenza di locali. Un’eterogenesi dei fini che testimonia le difficoltà di coordinamento tra alcune leggi regionali e le esigenze dei municipi, un raccordo difficoltoso che può prevedere – come in questo caso – la ricezione di normative paradossali.
Le licenze da artigiano, per aprire un laboratorio, sono semplici da prendere e non soggette ai vincoli di un esercizio commerciale. All’orizzonte dunque un cortocircuito legislativo dove molti artigiani – autorizzati per legge – potrebbero invadere il Centro Storico di tavoli, sedie e qualche alcolico. Sempre artigianale. (Giacomo Di Stefano)
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