Michetti, Matone e Sgarbi, uniti, potrebbero avere la meglio contro Raggi, Gualtieri e Calenda disgiunti.
Se immaginiamo la corsa per la conquista del Campidoglio come una partita di poker, ebbene possiamo dire che il centrodestra, dopo un lungo tergiversare, ha deciso di giocare le sue carte mettendole sul tavolo verde e mostrando agli avversari il suo punteggio, ovvero un tris. Sì, un tris che, a giudizio di Matteo Salvini, Giorgia Meloni ed Antonio Tajani è composto da tre assi che rispondono ai nomi di Enrico Michetti, Simonetta Matone e Vittorio Sgarbi.
La scelta è stata, come detto, molto laboriosa perché si doveva ottemperare ad una serie di requisiti, ovvero provenienza dalla società civile, competenza di carattere amministrativo, sociale e culturale e, non secondaria, la possibilità di poter competere ad armi pari se non superiori con gli avversari che si chiamano Virginia Raggi, M5S, sindaca uscente, Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia nel governo Conte-bis in quota Pd, e Carlo Calenda, europarlamentare e leader di “Azione”. Come si vede, il centrosinistra risponde con un altro tris, solo che questo, almeno al primo turno, non costituisce una squadra, perché i suoi assi sono rivali che pescano tutti nello stesso bacino elettorale.
Sulla carta, il centrodestra mostra maggiore omogeneità anche perché i tre nomi proposti sembrano una squadra ben assortita. Infatti, Michetti, candidato sindaco su proposta della Meloni che lo ha definito “Mister Wolf risolve i problemi”, è un esperto di diritto amministrativo, consulente in varie occasioni di più amministrazioni e, cosa che non guasta, opinionista su una radio romana molto ascoltata soprattutto nelle periferie romane. La Matone, invece, attualmente Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, viene proposta come “pro-sindaco” (attenzione non vice sindaco) ed è una profonda conoscitrice delle questioni sociali. Infine Sgarbi, che da tempo si era candidato a sindaco di Roma, ha rinunciato a correre per la fascia tricolore optando, in caso di vittoria del centrodestra (nel quale sarà presente con la sua lista “Rinascimento”), per la carica di assessore alla Cultura, ruolo non marginale in una città come Roma dove ancora si rimpiange Renato Nicolini, inventore delle “notti bianche”. Da rilevare poi, non sappiamo se volutamente o per caso, che il centrodestra ha coperto anche l’area calcistica della Capitale perché Michetti è di fede laziale e la Matone romanista. Sgarbi, invece, non manifesta particolare interesse per il mondo del calcio, anche se in una intervista non recente ha detto che da bambino tifava per la Spal e la Juventus.
Sciolto il nodo del centrodestra, l’unico candidato-sindaco ancora non ufficiale è Gualtieri. L’ex ministro ed esponente del Pd, sia pure da tempo in campagna elettorale, deve ancora ricevere l’investitura dalle primarie del centrosinistra che si svolgeranno domenica 20 giugno. La consultazione non dovrebbe riservare alcuna sorpresa. I sette “competitors” di Gualtieri, nessuno del Pd perché il segretario nazionale Enrico Letta non ha voluto una “guerra” tra correnti, non hanno la forza elettorale in grado di impensierire l’esponente democratico. Le primarie, dunque, serviranno solo per rivitalizzare il popolo del centrosinistra, ultimamente alquanto demotivato dopo la crisi del governo giallo-rosso e le dimissioni di Nicola Zingaretti.
Dunque, ora le posizioni sembrano alquanto delineate. A battersi per arrivare al ballottaggio saranno in tre, Gualtieri, Michetti e Raggi, con un quarto incomodo, Calenda, che potrebbe essere la sorpresa delle prossime elezioni comunali.