Superbonus: il nuovo volto statalista del ministro Giorgetti

Da liberista convinto a neo statalista immaginando restrizioni per i privati e agevolazioni per il patrimonio immobiliare statale, scuole, ospedali, tribunali ecc.

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Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, nell’audizione in Parlamento ha mostrato una originale idea sull’economia, sul rapporto tra Stato e mercato che stride profondamente con gli orientamenti precedentemente espressi da ministro dello sviluppo economico, da sottosegretario alla presidenza del consiglio e soprattutto da responsabile economico della Lega.

E’ evidente che il trasloco al ministero di via XX Settembre abbia modificato le vedute di Giorgetti, da liberista convinto a neo statalista immaginando che l’approccio ragionieristico sui conti pubblici sia la chiave di volta per la sostenibilità del bilancio dello Stato.

A far emergere il “nuovo” Giorgetti è stato il Superbonus 110%. Il ministro ha in sostanza bocciato la misura annunciando una serie di modifiche per renderla più selettiva, in quanto non sostenibile per le casse dello Stato. Orientamento assolutamente legittimo ma in evidente contraddizione con le posizioni di Giorgetti ministro del Governo Draghi. Il grado di selettività al momento è avvolto dal mistero ma al Giorgetti economista non dovrebbe sfuggire che ogni annuncio di modifica normativa genera incertezza, nella migliore delle ipotesi, se non confusione. Per restare in tema il governo Draghi ha proceduto a sei modifiche del decreto antifrodi che aveva paralizzato la cessione dei crediti legati ai bonus per l’edilizia. Il risultato è stato modesto, il mercato delle cessioni rimane bloccato con gli operatori che scelgono la prudenza in attesa di ulteriori interventi normativi.

Anche le parole sulla insostenibilità del Superbonus meriterebbero una analisi più approfondita. In particolare nel calcolo andrebbero aggiunti i benefici prodotti dagli ecobonus in termini di Pil, valore aggiunto, occupazione, retribuzioni e maggiori entrate per lo Stato. Dovrebbe essere prassi consolidata quella di misurare costi e benefici delle misure di incentivazione, invece visioni parziali o addirittura percezioni.

Abbassare la percentuale del beneficio, le modalità e le restrizioni inserite potrebbero provocare un autentico blocco del settore delle costruzioni.

Il Governo a sorpresa ha inserito nell’ultimo decreto aiuti una norma che sostanzialmente affonda il Superbonus, riducendo la percentuale del beneficio e soprattutto senza prevedere un vero regime transitorio. Abbassare la percentuale del beneficio era nell’aria ed era anche auspicabile ma i tempi, le modalità e le restrizioni inserite potrebbero provocare un autentico blocco del settore delle costruzioni.

La storica ritrosia del Mef sulla spesa pubblica trova nel ministro Giorgetti un nuovo paladino. Ma la vera novità politica del ministro leghista è la centralità dello Stato anche come orientamento del mercato privato. Giorgetti infatti ha prospettato che una soluzione per il Superbonus sarebbe quella di dirottare l’offerta del settore dell’edilizia verso la riqualificazione degli edifici pubblici sfruttando le risorse del RepowerEU.

Una sorta di concorrenza tra pubblico e privato per la destinazione delle risorse. Giorgetti insomma immagina una specie di Superbonus per il patrimonio immobiliare statale, scuole, ospedali, tribunali ecc.

La questione è che l’efficientamento energetico è un processo che deve riguardare l’intero Paese senza distinzioni tra proprietà pubblica e privata. Il problema è che come spesso accade la macchina pubblica non brilla certo per capacità ed efficienza.

E’ paradossale che la maggioranza attuale, insieme ad altre forze politiche, abbia affondato la delega per la riforma del codice degli appalti

Sorprende che il responsabile dell’Economia abbia ignorato alcune realtà. In primo luogo disposizioni europee e nazionali indicano che lo Stato deve essere un modello virtuoso nel processo di decarbonizzazione. Al riguardo da tempo la pubblica amministrazione riceve preziose risorse dai fondi rotativi comunitari e dal conto termico per finanziare interventi di efficientamento energetico degli immobili pubblici. Lo stesso Pnrr prevede un capitolo di spesa pari a oltre 1,2 miliardi per gli edifici pubblici oltre ad altri fondi per nuovi edifici scolastici e la riqualificazione dei tribunali.

Purtroppo in oltre un anno non è stato speso nemmeno un euro per questi interventi. Al contrario gli ecobonus hanno attivato oltre 360mila cantieri in Italia, con investimenti che sfiorano 100 miliardi di euro, un volume che lo Stato impiega più di tre anni per realizzarlo. In termini di tempistiche ed efficienza allocativa tra il privato e il pubblico non c’è confronto ed è paradossale che la maggioranza attuale, insieme ad altre forze politiche, abbia affondato la delega per la riforma del codice degli appalti. Ed è altrettanto paradossale che lo stesso ministro Giorgetti e la premier Giorgia Meloni abbiano accusato il Governo Draghi di gravi ritardi nella spesa delle risorse del Pnrr.

Modificare e calibrare il sistema degli incentivi per renderli sostenibili ed efficienti è un dovere di Governo e Parlamento, ma senza ricorrere a voli di fantasia o immaginando un mondo che non c’è.

 

 

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