Treni nella morsa del gelo: ferrovie del Lazio in tilt

Ritardi sulla Roma-Lido e sulla Roma-Viterbo. Deragliamenti sulla Termini-Giardinetti. I pendolari: il caos

Il freddo inverno di questi giorni non risparmia nemmeno le fragili ferrovie laziali. E non poteva essere altrimenti, in un settore dove il disagio la fa da padrone in ogni mese dell’anno, con il caldo equatoriale estivo e con il gelo artico di queste settimane.

 

I fatti che ci apprestiamo a raccontare non riguardano l’odissea stagionale della Transiberiana ma ciò che è occorso ad alcune ferrovie locali nelle ultime 48 ore.

Ieri sulla Termini-Giardinetti un treno è deragliato verso le 10,00 di mattina, un incidente che non ha causato danni particolari visto che la ruota è rientrata da sola nei binari durante la frenata di emergenza. Oggi, sulla stessa tratta, un treno s’è bloccato a causa dei freni congelati all’altezza della fermata Filarete, prima di Torpignattara.

La Roma-Civita Castellana-Viterbo da stamattina viaggia con ritardi fino a 45 minuti per un treno che si è guastato a Morlupo. I pendolari hanno aspettato al freddo il treno successivo per un’ora e ancora adesso ci sono ripercussioni fino alla tratta urbana.

“Vengono utilizzati i nuovi treni Alstom per la tratta urbana, mentre quella extraurbana viene lasciata alla deriva – spiega a Radiocolonna Fabrizio Bonanni del comitato pendolari – visto che a girare sono sempre gli stessi treni è più facili che si rompano”.

Ma i disagi non finiscono qui. Sulla Roma-Lido – ormai celebre a livello nazionale per essere stata valutata come la peggiore ferrovia italiana – oggi si viaggia con una frequenza di 20 minuti circa, ritardi che quasi non fanno più notizia.

“In tutto questo si sta stipulando un nuovo Contratto di Servizio tra Regione Lazio e Atac che dovrebbe consentire una gestione ottimale di queste tre ferrovie fino al 2019 – racconta a Radiocolonna Carlo Tortorelli, blogger di Trenino Blu – Peccato che questo contratto sia scritto male, pieno di inesattezze e strafalcioni”.

Una serie di disagi non attribuibili al clima polare ma a un sistema fallimentare di gestione del “ferro” pubblico, tra scelte strategiche sbagliate e una concezione fatalista della manutenzione.

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