A Bruxelles “abbiamo salvaguardato nostra impostazione di manovra di bilancio e non abbiamo ceduto nei contenuti, certi degli effetti virtuosi che nel medio periodo avrebbe portato la manovra “. Così il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel discorso pronunciato al Senato illustrando l’ultima versione della manovra, quella che ha ricevuto l’ok, sia pure informale, della Commissione europea, scongiurando in tal modo la procedura d’infrazione.
“Il reddito e quota 100 partiranno nei tempi previsti”, ha assicurato il premier, specificando come “soluzione condivisa sia buona per l’Italia e soddisfacente per la Ue”. Gli effetti della manovra sui conti pubblici, ha precisato, saranno monitorati “in maniera rigorosa”, senza compromettere “il processo riformatore” del governo.
E’ in queste frasi il ‘cuore’ della manovra e delle politiche di governo; un governo che, storia nota, dopo aver fatto la ‘faccia feroce’, con Bruxelles si è dovuto rendere conto di come le prime versioni non fossero sostenibili, arretrando sul 2,04 per cento di deficit. Ora il punto è proprio in quegli “effetti virtuosi” e nel capire come (e se) si dispiegheranno, per tacere dei tre mesi che hanno fatto impennare lo spread passati a fare braccio di ferro con la Commissione medesima.
Quale sarà il potenziale di sviluppo del Paese a fronte della manovra? E’ tutto ancora abbastanza incerto, tant’è vero che la soluzione, hanno subito commentato da da Bruxelles, non è certo “ideale”, perché “non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani”. Il quadro macroeconomico non è dei migliori, le stime sul Pil non sono superiori all’1 per cento, e questo si “ripercuote sul saldo strutturale” che nel 2019 ammonta a “10,25 miliardi”. “Nel 2020 sarà di 12,24 e nel 2021 di 15,99 miliardi. Il rapporto deficit/Pil nel 2020 sarà dell’1,8%, nel 2021 dell’1,5%” (parole di Conte). La crescita italiana è sotto la lente di ingrandimento; le misure bandiera (reddito di cittadinanza e riforma della Fornero) non sono volani di sviluppo. E dunque, cosa potrebbe esserci dietro l’angolo? Una manovrina correttiva nel primo semestre del 2019, magari improntata al rigore? Difficile dirlo, difficile soprattutto se si pensa che ci aspettano le elezioni europee, e i partiti al governo non vorranno certo presentarsi agli elettori con queste credenziali.