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Ambiente: bene fonti rinnovabili e differenziata, ma in Italia cresce il consumo di suolo e non migliora la qualità dell’aria – VIDEO

A fotografare la situazione è il "Rapporto Ambiente" di Snpa, presentato oggi a Roma, che analizza in 21 punti lo stato di salute dell'ambiente nel nostro Paese

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L’Italia è in linea con gli obiettivi europei per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ha raggiunto buoni livelli nella raccolta differenziata, ma nel nostro Paese cresce il consumo di suolo, l’emissione di gas serra e la produzione dei rifiuti speciali. A fotografare la situazione è il Rapporto Ambiente di Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) che presentato oggi a Roma alla presenza del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

 

Il rapporto analizza in 21 punti lo stato di salute dell’ambiente nel nostro Paese. Una sezione è dedicata alle migliori azioni messe in campo dal Sistema nazionale Snpa (composto da Ispra e dalle Agenzie ambientali Arpa/Appa) sulle principali tematiche ambientali. Gli indicatori che popolano il Rapporto Ambiente sono utili a monitorare gli obiettivi fissati dal Green deal europeo, dall’Agenda 2030, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e dall’Ottavo programma d’azione ambientale.

Tra il 2004 e il 2020 l’uso delle energie rinnovabili è aumentato e la quota è quasi triplicata nel periodo considerato: dal 6,3 per cento del 2004 si è passati al 20,4 per cento nel 2020 con un valore superiore all’obiettivo del 17 per cento assegnato all’Italia. Si registra, tuttavia, un calo al 19 per cento nel 2021. Nel 2020 – con l’eccezione di Liguria, Lazio e Sicilia – in tutte le regioni italiane si osserva che la percentuale dei consumi finali lordi coperta da fonti rinnovabile è più elevata rispetto agli obiettivi previsti dal Dm 15 marzo 2012.

Sull’agricoltura biologica l’obiettivo del Piano strategico nazionale politica agricola comune 2023 – 2027 è destinare il 25 per cento dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2027, più ambizioso rispetto all’analogo obiettivo definito dalla Strategia Farm to Fork, fissato al 2030. Nel 2022 l’agricoltura biologica interessa il 18,7 per cento della superficie agricola utilizzata (SAU) e il 7,3 per cento del numero di aziende agricole. Negli ultimi 32 anni l’andamento è stato crescente sia in termini di operatori sia di superficie coltivata, in controtendenza rispetto allo storico declino della superficie agricola.

Sulla raccolta differenziata si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata anche nel 2022 con l’aumento di un punto percentuale a livello nazionale rispetto al 2021; che raggiunge così il 65 per cento. Tra i rifiuti differenziati, l’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia pari al 38,3 per cento del totale, al secondo posto carta e cartone (19,3 per cento del totale), e il vetro con (12,3 per cento del totale). Nel 2022, la più alta percentuale di raccolta differenziata è stata conseguita dalla regione Veneto, con il 76,2 per cento, seguita da Sardegna, con il 75,9 per cento.

Rifiuti smaltiti in discarica: in costante discesa la quantità di rifiuti smaltiti in discarica. Dal 63,1 per cento del 2002 si è passati al 17,8 per cento del 2022. Il numero delle discariche operative è pari a 117 impianti: Nord 50, Centro 25 e Sud 42 impianti. Necessità di imprimere una accelerazione nel miglioramento del sistema di gestione per consentire il raggiungimento di obiettivi previsti dalla normativa europea: 10 per cento entro il 2035. A livello regionale, nel 2022, la più bassa percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica è conseguita dalla regione Campania con l’1,1 per cento, seguita da Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, e Trentino-Alto Adige. Si collocano al di sopra della soglia del 10 per cento tutte le restanti regioni.

Rispetto alla qualità dell’aria i valori di riferimento sono le polveri sottili o particolato atmosferico (PM10 e PM2. 5). Rispetto al PM10 l’Italia è molto lontana dall’obiettivo indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche se tra il 2013 e il 2022 la concentrazione di PM10 è risultata decrescente nel 45 per cento delle stazioni analizzate, nel 2022 nel 20% dei casi non si è rispetatta l’esposizione al valore limite giornaliero. Anche il PM2,5 registra un andamento decrescente negli ultimi dieci anni: risultato della riduzione congiunta delle emissioni di particolato primario e dei principali precursori del secondario (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici volatili). Risulta, tuttavia, superato, nella quasi totalità delle stazioni di monitoraggio, il valore di riferimento annuale dell’Oms (99,7 per cento dei casi) che nelle nuove linee guida è stato ridotto a 5 µg/m³.

Calano anche le emissioni gas serra (-20% rispetto al 1990), ma la diminuzione non è sufficiente: pur superando l’obiettivo europeo fissato per il 2020, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere i nuovi obiettivi al 2030 Dopo la battuta d’arresto dovuta al periodo della pandemia, nel 2021 i gas serra hanno visto un incremento dell’8,5 per cento rispetto all’anno precedente. Consumo di suolo: dal 2006 al 2022 è aumentato in Italia di oltre 120.000 ettari.

Nell’ultimo anno, il consumo di suolo netto registrato in Italia è stato in media oltre 21 ettari al giorno, pari a 2,4 m2 al secondo. Un incremento che allontana ancora di più dall’obiettivo di azzeramento del consumo netto di suolo, previsto dall’Ottavo Programma di Azione Ambientale, mostrando una preoccupante inversione di tendenza dopo i segnali di rallentamento registrati nel 2020.

Rispetto all’incidenza del turismo sui rifiuti urbani, dal 2006 al 2021, in Italia, la quota di rifiuti prodotti attribuibili al settore turistico mostra un andamento altalenante: in decremento fino al 2009, poi una crescita, seppur lieve, nel 2010 e nel 2011, per diminuire fino al 2013, e successivamente tornare ad aumentare, raggiungendo 9,71 kg/ab. equivalenti nel 2019 e crollare nell’anomalo biennio 2020-2021, attestandosi a 4,88 kg/ab. equivalenti. I dati confermano come le presenze dei turisti gravino maggiormente sul territorio delle regioni che registrano una pressione turistica elevata: sono, infatti, il Trentino-Alto Adige (33,12 kg pro capite) e la Valle d’Aosta (15,35 kg pro capite) a presentare, la più alta incidenza del movimento turistico “censito” sulla produzione totale di rifiuti urbani.

Infine, l’Italia è molto lontana dall’obiettivo di ridurre in modo significativo la quantità totale di rifiuti speciali prodotti entro il 2030. Sono 165 milioni di tonnellate nel 2021, pari a 98 tonnellate per 1 milione di euro di PIL (erano 80 ton per 1 Ml di euro nel 2010). Rispetto al 2020, a fronte di una crescita del PIL pari al 7 per cento, la produzione di rifiuti speciali segna +12,2 per cento.

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