Il popolo di Greta torna in piazza e dà un ultimatum alla politica. Ragazze e ragazzi, giovani, studenti, attivisti si mobilitano e sfilano per chiedere ogni sforzo per affrontare la crisi climatica, difendere l’ambiente e accelerare la transizione verde.
Il nuovo sciopero globale per il clima di ‘Fridays for future’, andato in scena venerdì scorso in 100 Paesi, colora le piazze di 70 città italiane, con cortei e manifestazioni da nord a sud, a due giorni dal voto per le elezioni politiche. Scopo della protesta riportare la crisi climatica e le soluzioni per affrontarla -grandi assenti durante il dibattito elettorale per i portavoce di Fff Italia- al centro dell’attenzione pubblica e soprattutto dell’azione del prossimo governo: “Ascoltateci”,”perché non c’è più tempo e non c’è un pianeta B”.
A quattro anni da quando allora quindicenne protestava da sola davanti al Parlamento di Stoccolma il venerdì, Greta Thunberg torna nello stesso luogo con altri attivisti per la settimana di sciopero numero 214. Con un cartello invoca una finanza per compensare le perdite ed i danni del clima nei Paesi più esposti. In tutta Italia secondo gli organizzatori, a sfilare tra cori, cartelli e musica sono poco meno di centomila, 30 mila a Roma. Tra tanta ironia, oltre la preoccupazione per il futuro, e un appello che corre a gran voce rivolto alla politica: “Resta pochissimo tempo”, bisogna agire.
Venerdì 23 settembre 2022, “ci rimangono 6 anni e 200 giorni, il ticchettio dell’orologio è sempre più forte”, dice dalla piazza di Roma Lavinia: il conto alla rovescia prima di un aumento irreversibile delle temperature globali, che causerà fenomeni climatici estremi, secondo gli scienziati. Intanto le emissioni di CO2 continuano ad aumentare. Per strada, nelle piazze i manifestanti cantano “Bella ciao” e scandiscono “Siamo tutti antifascisti”. In molti si lamentano di non sentirsi rappresentati dai partiti. Tanti sono troppo giovani per andare ai seggi ma i pochi maggiorenni presenti assicurano che non si tireranno indietro: “Votare bisogna votare, soprattutto quest’anno, ma che fatica”, dicono in diversi a Roma, ancora indecisi ma convinti della necessità di partecipare alle elezioni.
E, a una settimana dal disastro che la scorsa settimana ha colpito le Marche, si fa sentire la rabbia di chi ha vissuto da vicino quella tragedia. Ad Ancona viene imbrattata la sede della Regione Marche con sacchi di fango dell’alluvione portati da Senigallia: è la protesta per la gestione dell’ondata di maltempo che ha provocato dodici vittime e ingenti danni. Le iniziative per il clima vanno da Alessandria a Voghera, da Bolzano a Palermo. A Milano si osserva un minuto di silenzio: seduti a terra, alcuni manifestanti, nei pressi della sede di Assolombarda, ricordano gli studenti che hanno perso la vita nel corso dell’alternanza scuola-lavoro, l’ultimo morto il 16 settembre a Noventa di Piave (Venezia). Sui cartelli rossi, le scritte bianche: “Giuliano, Lorenzo, Giuseppe. Per ogni vittima. Contro il sistema colpevole”.
Li ricordano anche in altre piazze: a Pescara e a Torino, dove il corteo si apre con lo striscione “Difendiamo il nostro futuro, basta stragi”. Diritto al futuro, giustizia climatica e sociale, partecipazione, sono le parole che uniscono le manifestazioni. Il movimento porta avanti un’agenda climatica con proposte come trasporti pubblici e bollette gratuiti, lavoro per tutti con un sistema di Job guarantee, stop ai progetti legati alle fonti fossili e ai voli privati e tagli drastici alle spese militari. A Roma, lo striscione che apre il corteo richiama direttamente alle elezioni: “Volete il nostro voto ma ignorate la nostra voce. Continuiamo la nostra lotta”. Più dietro sfila anche una delegazione della Cgil, con lo striscione “Pace, lavoro, clima”, guidata dal segretario generale Maurizio Landini: “Bisogna cambiare il modello di sviluppo. Siamo già in ritardo”, dice chiedendo di mettere al centro le persone, il lavoro, la giustizia sociale. Tra i cartelloni, “Il Titanic nel 2022 non avrebbe avuto problemi”, “il Pianeta è nostro levatevi di dosso”, oltre a scritte contro i politici dei diversi schieramenti. E da Genova lo slogan definitivo: “No planet no pesto”.