Sono 18mila gli ettari su cui si coltivano, nel Lazio, 82 vitigni di cui 35 autoctoni dai quali si produce uva per 36 vini Dop, Igp e Docg.
L’anno scorso la peronospora, quest’anno la siccità. Per le 450 cantine laziali, nonostante le avversità, il 2024 sarà comunque una buona annata. Quello vitivinicolo è un settore che, secondo i dati di Coldiretti, a livello regionale fattura circa 230 milioni di euro per una produzione di un vino medio annuo che si aggira intorno agli 800mila ettolitri, di cui il 75 per cento di vino bianco. Sono 18mila gli ettari su cui si coltivano, nel Lazio, 82 vitigni di cui 35 autoctoni dai quali si produce uva per 36 vini Dop, Igp e Docg. Dietro questi numeri c’è il confronto diretto con la natura che a volte non fa sconti. Se lo scorso anno i produttori hanno dovuto fronteggiare la peronospora, la malattia che ha attaccato le viti mentre erano in piena fioritura, quest’anno l’ostacolo da superare è stata la siccità che ha imperversato per tre mesi e mezzo lasciando grappoli con acini parzialmente riempiti di succo. A fare la differenza tra la produzione di un vigneto e l’altro è stata la differente tipologia degli stessi vigneti. Ovviamente quelli biologici, e che non hanno potuto effettuare interventi chimici, lo scorso anno sono stati penalizzati dall’aggressione della peronospora. Quest’anno, data la scarsità di pioggia, è andata bene soprattutto ai vigneti dotati di impianti di irrigazione, o ai vigneti più vecchi le cui piante hanno radici più profonde, capaci di arrivare alle falde sotterranee.
“E’ stata una vendemmia molto difficile dove la bravura dell’enologo è stata fondamentale per la qualità del prodotto” dice ad “Agenzia Nova” Oreste Molinari dell’azienda agricola Poggio agli Ulivi di Frascati. Il prodotto in questione è il Frascati Doc. La vendemmia è arrivata dopo 4 mesi si siccità “e gli acini si sono riempiti accumulando energia vitale soltanto nelle ultime due settimane. Una produzione non ottimale che ha dato comunque buoni risultati qualitativi grazie ad interventi in cantina dove, mantenendo bassa la temperatura, è stata rallentata la fermentazione permettendo al vino di conservare sapori e profumi”. Inoltre aggiunge di essere “ottimista per la qualità del vino che anche quest’anno sarà alto, ma non come l’anno scorso che ricorderò, nonostante la peronospora, come un’annata eccezionale”. Di tutt’altro avviso è Luigi Frangiotta dell’azienda agricola Gabriele Magno di Grottaferrata che, pur rientrando nel consorzio Frascati ricorda lo scorso anno come il peggiore delle annate, quasi sicuramente perché la sua è una azienda biologica e poco o nulla ha potuto fare contro le malattie delle viti. “L’anno scorso siamo stati massacrati dalla peronospora – dice – , quest’anno una produzione non eccezionale dal punto di vista della quantità ma sicuramente di buona qualità è questo è molto più importante per noi che puntiamo all’aspetto qualitativo”. Una stagione che “ci soddisfa pienamente, ma adesso bisogna imbottigliare e vendere, e questa è una fase altrettanto cruciale”.
Uscendo dall’area del consorzio Frascati e entrando a Nettuno nell’area del “Roma doc”, e precisamente nell’azienda agricola Divina Provvidenza, Piera Cosmi parla di un calo di produzione d’uva di circa il 10 per cento rispetto agli anni passati “ma la qualità – dice – è eccezionale”. La siccità ha fatto poco danno “grazie al sistema di irrigazione. L’uva è stata spettacolare. La vendemmia, seppure anticipata, è stata eccezionale dal punto di vista della qualità” conclude Cosmi. Lorenzo Costantini, enologo che supervisiona diverse cantine dei Castelli “certifica” che le uve “sono state belle e sane -dice -, e la stagione dal punto di vista qualitativo è stata soddisfacente. È mancata l’acqua e, nonostante la vocazione del terreno, in tre mesi e mezzo senza pioggia, i vigneti hanno sofferto. E questo si è tradotto in meno peso dei grappoli, meno resa uva e meno vino. Sostanzialmente una bella annata dal punto di vista qualitativo però. Comunque meglio dello scorso anno quando la produzione è stata devastata dalla peronospora”.