Ptpr–Lazio: cosa contiene il piano della discordia

Le modifiche del Mibact nel nuovo Piano territoriale paesistico, approvato dalla Regione, sollevano le ire dei costruttori

Dopo tre giorni di discussione, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato il Piano territoriale paesistico (Ptpr), una sorta di maxipiano regolatore che divide il territorio della regione indicando le aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Adesso i comuni avranno due anni per adeguarsi.

Il testo approvato – per stessa ammissione dell’assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani – era “blindato”: sono stati respinti tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. È la seconda volta, in questa legislatura infatti, che l’assemblea della Pisana licenzia la delibera.

 

Dopo la bocciatura della Consulta il nuovo piano concordato col Ministero dei Beni culturali

La prima, approvata nell’agosto del 2019, era stata annullata lo scorso novembre dalla Corte costituzionale su ricorso per conflitto d’attribuzione presentato dal ministero dei Beni culturali. Dopo anni di confronto tra Regione e ministero il provvedimento era stato approvato dal consiglio regionale senza recepire le richieste ministeriali. Un colpo di mano censurato dalla Corte perché, per legge, i Ptpr regionali devono essere approvati attraverso una procedura di co-decisione tra ministero e Regioni. Quel piano – scriveva il Mibact nella memoria presentata alla Consulta – era “improntato a un generale abbassamento del livello della tutela dei valori paesaggistici”.

L’annulamento stabilito dalla sentenza della Consulta aveva creato non pochi problemi: cancellato il Ptpr, in Lazio era possibile realizzare “i soli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, risanamento, recupero statico ed igienico e restauro conservativo”. Per correre ai ripari ed evitare il caos Regione e Mibact hanno avviato un nuovo tavolo che ha portato alla redazione del testo approvato ieri e intanto diramato attraverso una circolare con le indicazione di carattere temporaneo da seguire.

 

Nessuna deroga alle strutture balneari, sciistiche sull’Appennino, e nelle aziende agricole. Nei centri storici/Roma cancellato allentamento vincoli

Ma quali sono le modifiche richieste dal ministero che sono state recepite dal nuovo Ptpr? Innanzitutto è stata cancellata la norma che concedeva alcune deroghe per la realizzazione di strutture balneari su tutte le fasce costiere e intorno ai laghi, comprese quelle vincolate. Sempre ai balneari è stato imposto di rimuovere al termine della stagione chioschi e baracchini.

È stato cancellato l’ampliamento d’interventi possibili da realizzare negli impianti sportivi sciistici sull’Appennino e cassate le deroghe per le aziende agricole. Allo stesso modo è stato depennato l’allentamento dei vincoli sui centri storici, in particolare quello della Capitale. Più in generale sono state tolte una serie di deroghe piccole e grandi che concedevano di realizzare interventi su aree vincolate. Alcune cose comunque potranno essere fatte anche su alcune di queste aree, ma ogni operazione dovrà comunque essere prima sottoposta al Mibact.

 

Nulla osta da richiedere per l’ecobonus nelle aree a vincolo 

In particolare, a far discutere è stata la norma che riguarda l’ecobonus. Il piano prevede che lo strumento possa essere utilizzato anche nelle aree sottoposte a vincolo, ma comunque previa richiesta di nulla osta. “In questo modo si bloccano completamente i contributi pubblici per l’ecobonus”, dice Nicolò Rebecchini, presidente dell’Associazione costruttori edili di Roma(Acer). “Già oggi – prosegue – i tempi sono stretti, con la richiesta di nulla osta saranno ulteriormente ridotti il risultato sarà che gli interventi semplicemente non verranno fatti”, Il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha parlato di un documento “frutto della concertazione istituzionale e della collaborazione con gli enti locali e gli operatori del settore”. Una versione dei fatti contestata con forza dal presidente dei costruttori romani. “No – ci dice – le categorie non sono state minimamente ascoltate. Nel 2019 fummo sentiti e si trovò un equilibrio già molto sofferto, questa volta la Regione ha ascoltato soltanto i diktat del Mibact. Non era un obbligo fare così: la Corte costituzionale aveva indicato che per l’approvazione doveva essere seguito il procedimento di co-pianificazione, ma questo non signficava per forza cedere ad ogni richiesta delle soprintendenze. I risultati li vedremo a breve”.

 

Rebecchini: salteranno anche gli interventi già approvati

Rebecchini indica la maggiore criticità nella cancellazione della “norma transitoria” prevista dal Ptpr annullato dalla Consulta che “salvava” dal piano gli interventi approvati precedentemente: “In questo modo – dice – salteranno anche gli interventi già pianificati, quelli per i quali era già stato fatto uno sviluppo che andava verso l’approvazione o era già stato approvato: nella migliore delle ipotesi servirà un nuovo nulla osta, nel peggiore i progetti presentati non saranno più realizzabili”.

Critiche anche le opposizioni. Per la leghista Laura Corrotti: “Il piano approvato, viziato dalla subalternità al ministero, non risponde alle esigenze di sviluppo e non ascolta le circa 16mila osservazioni pervenute dalle amministrazioni comunali”.

 

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