In che termini, e in che misura, la rigenerazione del tessuto sociale di un Paese passa attraverso la riqualificazione delle mura dei suoi edifici e, nel complesso, delle sue città. Ne stanno discutendo da mercoledì amministratori locali, imprenditori e studiosi, in occasione di “Città in scena”, il Festival sulla rigenerazione urbana promosso da Fondazione Musica per Roma, Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Associazione Mecenate 90 e Associazione delle Città d’Arte e Cultura. Cinque giorni di dibattiti e incontri organizzati nel complesso dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e incentrati sulla rinascita urbana e sociale delle città italiane. Per quanto riguarda la Capitale per parlare del filo conduttore che, dal centro alle periferie, unisce rigenerazione urbana e sociale sono stati invitati il primo cittadino Roberto Gualtieri, l’assessore capitolino all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, e l’assessore allo Sport, Alessandro Onorato. Stiamo parlando di un tema che tocca l’edilizia residenziale pubblica, ma anche i plessi scolastici, le infrastrutture del trasporto pubblico locale, e gli impianti sportivi nella misura in cui “l’esercizio fisico vuol dire benessere della persona ma anche benessere sociale”, ha spiegato nel corso del dibattito “Sport e rigenerazione urbana”, il presidente di Ance Roma Acer, Antonio Ciucci.
A Roma questo si traduce nei Piani urbani integrati per la riqualificazione di Tor Bella Monaca – finanziati dal Pnrr -, alle operazioni di riqualificazione dell’ex Caserma Guido Reni. Ma è un dibattito che parla anche di Spin Time, stadio Flaminio e dei locali all’ex Mattatoio di Testaccio. Per l’amministrazione Gualtieri, infatti, affrontare la rigenerazione urbana vuol dire parlare di qualcosa che “ha una funziona decisiva nel processo di trasformazione della città in senso più sostenibile, moderno e vicino alle persone”, ha spiegato Gualtieri nel corso della prima giornata del Festival. L’operazione di trasformazione è rappresentata dai cantieri in città, finanziati sia dai fondi per il Giubileo che da quelli del Pnrr. E molti di questi “parlano di rigenerazione – ha aggiunto -. Penso alla stazione della Metro C Venezia che non ha solo una funzione trasportistica. Ai piani urbani integrati, come il recente cantiere di Tor Bella Monaca che abbiamo recentemente inaugurato. E stiamo cercando di fare lo stesso a Corviale e a Santa Maria della Pietà. Poi, insieme all’università all’ex Mattatoio, o con il demanio sulla caserma Guido Reni o sui forti, e su Porta Portese”. Del resto le città con il tempo cambiano e con loro il tessuto sociale che le abita. Per questo “è necessario dare una direzione al cambiamento”, ha sottolineato Veloccia. Altrimenti loro evolvono e nel frattempo “si rischia di non andare verso la città del ventunesimo secondo, che porta con sè sfide come quella dei cambiamenti climatici” ma invece “di farla morire, e con lei i romani, e l’economia di una nazione. Come? Serve trovare un equilibrio tra la valorizzazione degli edifici e il rispetto dei diritti sociali” e “questo tentativo non lo si fa da soli ma, oltre all’amministrazione, servono i territori, la politica trasversale, che aldilà dei colori politici faccia sinergia, e servono le imprese”.
Dal punto di vista degli ostacoli, invece, secondo l’assessore capitolino al Turismo e allo Sport il nodo è sulla burocrazia. “Norme obsolete e infiniti cavilli – ha detto -. Ne è l’esempio il PalaTiziano: un impianto chiuso da 6 anni che abbiamo riaperto perché ci siamo inventati qualsiasi cosa per aggirare delle norme folli”. Per il resto sul fronte impianti sportivi a Roma “rimane un corpo a corpo molto duro con il ministro Abodi e con il governo Meloni per il Flaminio e per una serie di altre strutture”, ha aggiunto. E se è vero che, come ha sottolineato Ciucci, il problema delle risorse da destinare alla rigenerazione si può in parte arginare grazie alle risorse del Pnrr che sono “un outlook positivo”, per quanto riguarda gli investimenti “è importante guardare alla sostenibilità economica, soprattutto per ciò che riguarda le periferie”, ha concluso il presidente di Ance Roma Acer.