Luogo di infinita bellezza per molti, terra di confino per tanti, certamente culla dell’Europa. È Ventotene, isola ancora selvaggia del mar Tirreno, a metà tra Lazio e Campania oggi meta di un turismo ancora non di massa. A Ventotene nei mesi invernali vivono 400 persone, il flusso estivo porta sull’isola di 1,9 km quadrati circa 3 mila visitatori attratti dalla bellezza del mare, dalla ricchezza dei fondali, dall’ottima cucina, dai paesaggi mozzafiato.
L’isola è anche luogo di interesse culturale per la presenza, innanzitutto, del carcere di Santo Stefano istituto sull’omonima isoletta che dista appena 2 km da Ventotene. Il penitenziario tra metà Ottocento e gli inizi del Novecento ha ospitato lo scrittore Luigi Settembrini, il politico e patriota Silvio Spaventa, il brigante Carmine Crocco, gli anarchici Gaetano Bresci e Giuseppe Mariani; dal ventennio fascista in poi, il futuro presidente della repubblica Sandro Pertini, il futuro presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, il futuro senatore del Partito Comunista Italiano Mauro Scoccimarro e i banditi Sante Pollastri, Ezio Barbieri e Benito Lucidi ricordato anche perché fu l’unico a riuscire ad evadere nel 1960.
Confinati sull’isola di Ventotene ma mai incarcerati a Santo Stefano furono Giuseppe Di Vittorio, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Proprio Spinelli e Rossi nel 1941 diedero vita al “Manifesto di Ventotene” che in pieno conflitto mondiale chiedeva l’unione dei paesi europei. E oggi, confinato a Ventotene, è un brand. I negozietti di souvenir espongono in bella vista t-shirt e cappellini con le scritte “Confinata” o “Confinato” che i turisti acquistano e indossano con fierezza per aver scelto una vacanza-confino lontana dalla più viva movida della vicina Ponza. Nell’area del penitenziario da fine 2020 sono in corso lavori atti alla messa in sicurezza della struttura che dovrebbe essere trasformata in una alta scuola di formazione europea. Anche se già oggi è possibile visitarlo, si attende di vedere i risultati dello stanziamento di 70 milioni di euro grazie al progetto di recupero intitolato a David Sassoli, gestito (da otto mesi) dal Commissario straordinario per il recupero e la valorizzazione dell’ex Carcere borbonico, Giovanni Maria Macioce.
Particolarità del carcere borbonico è certamente la costruzione stessa. La struttura è la stessa usata per costruire il Regio Teatro San Carlo di Napoli con la sola differenza che nel teatro è stata invertita. La struttura si sviluppava su tre piani di archi e loggiate, ripiegati su se stessi in modo da rivolgere lo sguardo solo all’interno di una costruzione a ferro di cavallo (una sorta di anfiteatro), al fine di far sapere al detenuto di essere costantemente controllato. La forma a semicerchio favoriva anche un’eccellente acustica al punto da permettere alle guardie di turno nella torretta centrale di ascoltare con estrema facilità tutti i discorsi dei carcerati. Sull’isola si può ammirare inoltre Villa Giulia, struttura imperiale voluta da Ottaviano Augusto dove furono esiliate diverse donne appartenenti alla famiglia Julia e Flavia: Giulia, Agrippina Maggiore, Livilla, Ottavia e Flavia Domitilla. Nel museo archeologico si conservano ricchi apparati decorativi della villa come affreschi e stucchi.
Ventotene punta sempre più a diventare un luogo di cultura anche grazie ad eventi come il Film Festival che dal 2009 anima l’isola con rassegne, appuntamenti, dibattiti ma anche a mantenere la sua identità attraverso la tutela del patrimonio naturalistico. E’ quello che fa, ad esempio, il Museo della Migrazione ed Osservatorio Ornitologico, ponte naturale tra Europa ed Africa attraverso il Mediterraneo che costituisce una delle aree geografiche della massima importanza per la migrazione degli uccelli.