Mediamente un paziente su tre, di quelli che hanno superato l'infezione, continua ad avere problemi. Mentre su 1.255 bambini ricoverati per il Covid, 350 sono seguiti costantemente mentre circa 200 ha sintomi persistenti da post Covid
Astenia, senso di affaticamento, difficoltà a mantenere la concentrazione fino alla lentezza nell’elaborare le risposte. I sintomi sono molteplici e contemplano anche disturbi gastrointestinali ricorrenti, neuropatie locali, pericarditi e colpiscono in media un paziente su tre (500mila circa nel Lazio ) di quelli che hanno sconfitto l’infezione da Sars-Cov-2, scrive il dorso locale del Messaggero.
Sono coloro che soffrono di quello che in letteratura scientifica è stato definita “chronic-fatic-syndrome”, la sindrome da affaticamento cronico. Sono i dati su coloro i quali, passata la fase acuta della malattia, che siano stati ricoverati oppure no, hanno lamentato disturbi persistenti affidandosi ai tanti ambulatori che, proprio con l’emergenza sanitaria, sono stati attivi negli ospedali: dal policlinico Agostino Gemelli all’Umberto I fino alla sede del Bambino Gesù di Palidoro. Perché il “Long-Covid” colpisce anche loro, i bambini.
“Mediamente il 40% dei pazienti che ha superato il Covid, che siano stati ospedalizzati oppure no – spiega al Messaggero Massimo Andreoni, primario di Tor Vergata e presidente della Società italiana di Malattie infettive – presenta sintomi di post-Covid con osservazioni che hanno superato i 12 mesi e dunque sono abbastanza attendibili”. In alcuni casi la percentuale sale e mediamente un paziente su tre, di quelli che hanno superato l’infezione, continua ad avere problemi.
Come Ilaria – la chiameremo così – che ha 22 anni ed ha contratto il virus a gennaio 2021. “L’ho superato ma da allora vivo una vita chenon è la mia – racconta al quotidiano romano – ho pericarditi ricorrenti, difficoltà nella concentrazione che mi hanno fatto ritardare la laurea, senso di affaticamento e depressione”.
Gli studi finora condotti per “identificare la patogenesi – prosegue Andreoni – ovvero i meccanismi che portano a questa multi-sindrome dimostrano che è maggiormente presente in persone con infiammazioni nel sistema nervoso centrale; anche le indagini strumentali come la risonanza magnetica o Tac con contrasto dimostrano una riduzione della sostanza grigia”. A Tor Vergata il 20% dei pazienti dimessi dopo la fase acuta è in osservazione costante.
I NUMERI
Al Policlinico Agostino Gemelli, dove già nell’aprile del 2020 fu attivato un servizio di day-hospital per supportare e analizzare coloro i quali superavano l’infezione, il responsabile di quello che poi è diventato l’ambulatorio post-Covid, Matteo Tosato, spiega al Messaggero: “Abbiamo iniziato queste attività che ci hanno permesso di comprendere le conseguenze dell’infezione e per fare questo abbiamo pensato a un servizio multispecialistico perché tanti sono i problemi in fase acuta e tanti sono poi i decorsi e post sintomi”.
Al Gemelli su più di 2.500 positivi al Covid “il 25% prosegue Tosato – dice di essere tornato quello di prima” ma è una percentuale molto bassa. Negli altri, si legge sul Messaggero, “il sintomo più comune in assoluto è l’afasia, per cui il paziente ha grande difficoltà a riprendere le attività ordinarie – conclude il medico – c’è la dispnea, ovvero la mancanza di fiato, la nebbia mentale, la difficoltà nell’attenzione, disturbi gastrointestinali, problemi inerenti le palpitazioni, almeno una quota di questi sintomi è correlata alla gravita del ricovero”.
E il “Long-Covid” colpisce anche i bambini: “C’è tutto un corredo di sintomi anche nel campo pediatrico – aggiunge Andrea Campana, a capo del centro Covid di Palidoro del Bambino Gesù – come l’impossibilità di fare sport, cefalee ricorrenti, manifestazioni cutanee o simili alla sindrome di Raynaud, neuropatie periferiche. Su 1.255 bambini ricoverati per il Covid, 350 sono seguiti costantemente mentre circa 200 ha sintomi persistenti da post Covid”.