Attualmente la variante Alfa (B.1.1.7) - identificata nell'ottobre 2020 in Gran Bretagna - è ancora la più comune nel nostro paese. La seconda variante per diffusione è la Delta - identificata in India - presente in un centinaio di Paesi grazie alla grande efficienza con cui si trasmette, stimata fra il 50% e il 60% superiore rispetto alla variante Alfa
Alfa, Beta, Gamma, Delta: delle lettere dell’alfabeto greco che designano le più diffuse tra le varianti del virus SarsCoV2 in circolazione nel mondo, nove sono state segnalate anche in Italia. Lo indica la banca internazionale Gisaid, nella quale vengono depositate le sequenze genetiche ottenute nei Paesi di tutto il mondo. I dati che pubblica non costituiscono un ritratto della situazione nei diversi Paesi, ma si riferiscono esclusivamente alla quantità delle sequenze depositate.
La variante Alfa è la più diffusa in Italia, seconda la Delta
Attualmente la variante Alfa (B.1.1.7) , identificata nell’ottobre 2020 in Gran Bretagna, è ancora la più comune in Italia anche se nell’arco di una manciata di giorni è scesa dal 53,5% al 44,3% del totale delle sequenze depositate. È tenuta sotto controllo la sua versione portatrice della mutazione E484K, la cui diffusione è in aumento.
La seconda variante per diffusione è la Delta, indicata con la sigla B.1.617.2 e identificata in India, si è rapidamente diffusa in un centinaio di Paesi grazie alla grande efficienza con cui si trasmette, stimata fra il 50% e il 60% superiore rispetto alla variante Alfa. E’ una sorvegliata speciale anche in Italia, dove rappresenta il 27,2% delle sequenze depositate. Sia l’Alfa sia la Delta sono delle cosiddette Voc (Variants of concern), ossia varianti che destano preoccupazione e sono seguite con attenzione in tutto il mondo. E’ una Voc e circola in Italia anche la variante Gamma, indicata con la sigla P.1 e identificata all’inizio del 2021 in Giappone e poi in Brasile.
Della Beta, da un mese nessun sequenza depositata in Italia
Negli ultimi giorni le sequenze depositate dal nostro Paese sono diminuita dal 7,3% al 4,3%. È presente in Italia anche la variante Beta (B.1.351), identificata in Sudafrica e in grado di diffondersi con un’efficienza maggiore del 50% rispetto al virus originario e soprattutto tra i giovani. Da circa un mese nessuna sequenza è stata depositata dal nostro Paese. Sono classificate come varianti allo studio, ossia come Vui (Variants under investigation) le altre cinque segnalate in Italia. Tra queste, l’unica di cui sono state depositate recentemente delle sequenze è la Eta (B.1.525), identificata la prima volta in Nigeria e che corrisponde all’1,5% delle sequenze depositate dall’Italia. Corrispondono allo 0,4% le sequenze depositate della variante Lambda (C 37), identificata in Perù. Le altre varianti, delle quali si sono avute segnalazioni in Italia nelle scorse settimane, ma con nessuna sequenza genetica recente, sono la Epsilon, indicata con le sigle B.1.429 e B.1.427, identificata in California; la Iota (B.1.526) identificata a New York e la Kappa (B.1.617.1) e identificata in India.