Dopo settimane di flessione, la curva del contagio in Italia e in Europa torna a crescere. Il cambio di trend e’ dovuto alla diffusione della variante Delta , una “versione” del Coronavirus in grado di trasmettersi piu’ rapidamente rispetto alla variante Alfa (identificata per la prima volta in Inghilterra), e piu’ capace di infettare anche del 40%-60%, stimano alcuni studi. In Italia, il numero di casi positivi al virus aumenta: il totale dei nuovi casi registrati negli ultimi giorni e’ aumentato del 41,2% rispetto al totale dei casi visti nei sette giorni precedenti. Ricoveri e decessi restano ancora bassi, ma sono indicatori – soprattutto i decessi – che sappiamo crescere dopo diverse settimane dal peggioramento della situazione. Da otto giorni il tasso di occupazione delle terapie intensive e’ stabile al 2%, allo stesso livello dei reparti non critici.
I decessi continuano ad essere stabili e in lieve diminuzione su base settimanale: negli ultimi sete giorni non hanno mai superato quota 25. I nuovi casi registrati ieri sono stati 1.394 a fronte di 12 decessi.
La Delta cresce silenziosamente, e al momento piu’ in altre regioni piu’ che altre. L’ultimo bollettino sulla distribuzione delle varianti in Italia a cura dell’Istituto superiore di sanita’ e della fondazione Bruno Kessler segnala che la variante Delta e’ presente al 27,7% (insieme a una piccola percentuale della variante Kappa), rispetto al 5,2% registrato a maggio. La variante Alfa e’ ancora la piu’ diffusa in Italia, ma la prevalenza e’ diminuita passando dall’88,1% al 57,8%.
La variante Delta e’ stata segnalata in 16 regioni. Le piu’ interessate sin qui sono Friuli Venezia Giulia (70,6%), Provincia autonoma di Bolzano (60%), Abruzzo (56,3%) e Sardegna (66,7%). Alcune regioni potrebbero presentare piu’ casi di altre vista la presenza di alcuni focolai. La variante gamma (identificata per la prima volta in Brasile) mostra invece una prevalenza complessiva dell’11,8%, con un andamento stazionario. Alla luce dell’aumento della variante Delta , il Ministero della salute ha raccomandato in una circolare di “rafforzare le attivita’ di tracciamento, potenziare il sequenziamento e accelerare i richiami vaccinali”.
Anche il resto d’Europa sta fronteggiando la risalita dei contagi. Il Portogallo aveva iniziato per primo, ora anche la Spagna sta vivendo un deciso aumento dei contagi, che hanno portato all’introduzione di nuove misure restrittive sulla vita notturna, come fatto in Catalogna. In Germania, l’incidenza dei nuovi casi per 100mila abitanti e’ sempre aumentata negli ultimi cinque giorni. Sta destando scalpore l’aumento dei casi nei Paesi Bassi: nell’ultima settimana l’aumento dei casi e’ stato del 504%. Il Regno Unito continua a vedere i propri casi in ascesa, anche se la curva sembra essersi stabilizzata. Ieri e’ stata toccata quota 35mila casi, come non accadeva da gennaio. Le ospedalizzazioni sono aumentate, ma in maniera minore rispetto all’alto numero di positivi. Il numero dei decessi non e’ cambiato: nell’ultima settimana sono stati nell’ordina di circa 30 al giorno. Ora l’attenzione e’ tutta al 19 luglio, data in cui il governo britannico intende eliminare le restrizioni in atto. Diversi scienziati hanno lanciato un appello al governo per non abbandonare le misure di restrizione vista la grande diffusione della variante Delta nel paese.
Anche in Russia la variante Delta sta incidendo: ieri e’ stato toccato un nuovo record di decessi, 752. Negli Stati Uniti, la variante Delta rappresenta ormai piu’ del 50% dei casi rilevati, ma tutti gli indicatori della pandemia sono significativamente piu’ bassi rispetto alle scorse ondate vista la diffusione delle vaccinazioni nel paese. Il sud-est asiatico e’ un’altra parte del mondo particolarmente colpito dalla diffusione della DELTA, ma l’Organizzazione mondiale della sanita’ ha definito l’ultima settimana di rilevazione la “peggiore di sempre” per l’est e il sud dell’Africa. Pesa la quasi assente copertura vaccinale dovuta alla carenza di scorte che permette una grande circolazione del virus, mettendo a rischio ampie fasce di popolazione vista anche la carenza di posti letto e di altri dispositivi medici.