Il green pass modello Macron divide gli schieramenti

Difficile che una decisione possa essere presa prima del prossimo monitoraggio di venerdì

Il modello di contrasto della ripresa dei contagi da Covid lanciato dal presidente francese Emmanuel Macron – vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario e green pass per accedere ai luoghi di socialita’ e mezzi di trasporto come ristoranti, bar, centri commerciali, treni ed aerei – divide gli schieramenti politici italiani formando maggioranze inedite. L’arrivo di altre varianti, come quella Delta che ha portato ad una nuova ondata di contagi soprattutto in Gran Bretagna, chiama la politica e gli esperti sanitari a studiare soluzioni per incentivare la vaccinazione tra coloro che hanno scelto di non farla.

Il Commissario straordinario Francesco Figliuolo nei giorni scorsi ha stimato oltre 2,5 milioni di persone che mancano all’appello solo tra gli over 60.

Netta la contrarieta’ rispetto alla linea Macron di Lega e Fratelli d’Italia, favorevoli ma con diverse sfumature M5s, Pd e Forza Italia. “Il modello Macron per il green pass e’ utile, ma noi siamo gia’ piu’ avanti perche’ abbiamo una situazione epidemiologica migliore”, ha spiegato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri all’AGI. Poi Sileri ha ricordato: “Dissi due mesi fa di usare il green pass per riaprire prima, oggi siamo gia’ aperti ma servira’ in caso non vengano cambiati i parametri con l’aumento dei contagi”.

Mentre l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, nella stessa tavola rotonda, ha aggiunto: “In Regione 2,5 milioni di persone hanno il green pass, dobbiamo capire cosa farci, credo che anziche’ arrivare alle chiusure bisognerebbe usarlo”.

Sulla stessa linea il responsabile Enti locali del Pd Francesco Boccia, gia’ ministro nella prima fase della pandemia, ha sottolineato: “O green passo o obbligo vaccinale, non c’e’ una terza via”. Per Fabio Ciciliano, componente del Cts, “potrebbe essere un aiuto notevole consentire solo a chi ha il green pass di partecipare ai grandi eventi, come fanno in Israele”. Non ci sta Matteo Salvini, il leader della Lega ha ribadito: “Vaccino, tampone o green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo”. Piu’ dura Giorgia Meloni, la presidente di Fratelli d’Italia ha parlato di “raggelante ultimo passo per la realizzazione di una societa’ orwelliana, una follia anticostituzionale che respingiamo con forza”.

Netto anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana: “Non abbiamo bisogno del metodo Macron, perche’ da noi le vaccinazioni stanno andando bene, in maniera eccellente. Non ci sono sacche di resistenza”. Piu’ selettivo invece il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che propone di adottare la carta verde per la selezione all’ingresso nelle discoteche. Mentre i deputati M5s in Commissione Affari Sociali hanno sostenuto l’ipotesi di seguire la linea Macron anche in Italia al momento sia ancora “prematura” e “pone non pochi interrogativi anche dal punto di vista pratico”.

Gli argomenti si intrecciano, dunque, con una valutazione complessiva che il Governo fara’ su altre misure in scadenza, come lo stato di emergenza che terminerebbe a fine luglio ma potrebbe subire una proroga. Nonostante il dibattito e varie ipotesi, non si attendono decisioni nelle prossime ore, ma verranno fatte valutazioni a giorni – non si puo’ escludere un incontro con il Cts nelle prossime ore – ed e’ difficile che una decisione possa essere presa prima del prossimo monitoraggio di venerdi’, alla luce dei dati su vaccini e contagi. Che potrebbe riservare sorprese.

“Gia’ fra 4 o 5 giorni, se osserveremo dei picchi nelle citta’ dove ci sono stati comportamenti a rischio, vedremo se con i festeggiamenti per la vittoria agli Europei abbiamo rischiato troppo”, spiega Sergio Abrignani, membro del Cts, mentre in Sardegna la variante Delta fa segnare una preoccupante diffusione soprattutto tra i giovani. Sul tema del pass restano di sicuro una serie di nodi da sciogliere, come quello della costituzionalita’, appunto, oltre ai problemi di privacy che ne scaturirebbero e che poi andrebbero presi in esame dal Garante. Ma con il dibattito gia’ in corso sull’eventuale aggiornamento dei parametri per l’assegnazione dei colori alle regioni, che con la crescita di contagio rischiano di finire in giallo, a spingere sul provvedimento pero’ e’ la necessita’ di raggiungere al piu’ presto l’immunita’ di gregge e convincere gli indecisi del vaccino.

Un’altra questione aperta e’ quella dell’allineamento all’Europa sul certificato, che nel nostro Paese si riceve due settimane dopo la prima vaccinazione ma in Ue e’ valido solo dopo la seconda dose.

 

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