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Regione/Sanità: il piano liste d’attesa, ambulatori aperti la sera

Turni più lunghi per le visite, esami anche il sabato, Maggiore utilizzo della telemedicina

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Ambulatori aperti anche di notte e nei weekend. Maggiore utilizzo della telemedicina per i follow-up. Turni più lunghi dei sanitari dove è possibile e prenotazione automatica ai pazienti della visita successiva dopo ogni controllo. La Regione Lazio, secondo quanto riporta ‘’Il Messaggero’’, ha delineato il suo piano per aggredire il nodo delle liste d’attesa: stando ai report di via Cristoforo Colombo, circa il 25 per cento delle prestazioni urgenti e brevi non differibili viene effettuato oltre i tempi previsti (rispettivamente 72 ore e 10 giorni).

Ma soprattutto c’è da affrontare gli effetti per tutto lo stock di arretrati, che si è generato durante il Covid. E che ha riguardato tutte quante le prestazioni rinviabili.

Nel Lazio, durante la pandemia, le visite specialisti e la diagnostica strumentale sono crollate di un terzo nelle strutture pubbliche. Tra il 2021 e il 2019 le prestazioni erogate si sono ridotte di circa 10 milioni. È questo l’effetto del combinato disposto tra ospedali destinati, di fatto, alla sola cura del Covid e pazienti che avevano talmente paura di avvicinarsi ai nosocomi per il timore di contagiarsi che hanno preferito non curarsi.

Una situazione che lascia strascichi  anche oggi. Nonostante gli sforzi fatti dalle Asi, e sempre partendo dalle rilevazioni fatte dalla Regione sul fronte degli screening di controllo, nel 2022 rispetto al 2021 ci sono da recuperare in tutto il Lazio 72mila mammografie, 83mila esami di colonscopia per i check up sulla cervice uterina e 245mila endoscopie del colon retto.

Sempre secondo la Direzione Sanità i maggiori ritardi si registrano per le visite oculistiche, quelle cardiologiche, gli esami di spirometria, le ecografie internistiche, gli ecocolordoppler vascolari e le endoscopie digestive.

Spiega a ‘’Il Messaggero’’ Natale Di Cola, segretario regionale della Cgil del Lazio: «AI di là delle prestazioni che la Regione dice di aver recuperato rispetto agli anni della pandemia, c’è da capire come le strutture reggeranno di fronte a un aumento di domanda di sanità, che già registriamo in questo periodo. Siamo tornati ai volumi del 2019, ma con pazienti che per due anni hanno ridotto le cure e ora hanno bisogno di maggiore assistenza. Ce ne accorgiamo già oggi con le code ai pronto soccorso, per il deficit di assistenza territoriale. Ma nei Dea mancano i letti, i medici e gli infermieri. E la situazione potrebbe diventare esplosiva, se a settembre ripartirà il Covid».

Secondo Di Cola, «bisogna intervenire su cinque ambiti: intanto aumentare il personale, poi organizzare al meglio i turni, migliorare le strutture, facilitare le procedure dì accesso per le cure e monitorare con più trasparenza le prenotazioni. Anche perché molte Asl hanno ancora sistemi per gestire le visite molto chiusi, che non dialogano con quelli centrali».

Per invertire la tendenza, la Regione ha messo in campo le prime misure. Sul fronte organizzativo, e per venire incontro al gap di personale, si chiede alle direzioni sanitarie di ottimizzare i turni di medici e infermieri, anche sfruttando attrezzature più moderne; di tenere aperti i presidi nelle ore serali e nei fine settimana; di riconoscere più ore, pagandole di più, agli specialisti per le prestazioni aggiuntive; di rivolgersi alle strutture private accreditate per ridurre il gap nel servizio da parte del pubblico, sfruttando i budget già previsti.

Sempre nel piano sono previste delle best practes: intanto «stabilire le priorità con le quali recuperare», partendo dai livelli di fragilità, e compatibilmente con gli spazi disponibili, le prestazioni prenotate non erogate, impegnandosi a garantire la continuità assistenziale per i follow up prenotati, in particolare per quelli che presentano maggiore criticità clínica.

Poi «utilizzare televisita/videochiamata sanitaria, il controllo remoto dei dispositivi impiantabili in ambito cardiologico e diabetologico, per la gestione delle visite di controllo e follow up.

Rafforzare i programmi di screening sul fronte delle mammografie e dei paptest/test Hpv. Sarà poi utile «fornire all’utente, al termine della visita di controllo ambulatoriale, la prenotazione nel sistema ReCUP dei successivi appuntamenti».

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