Cinquecento tra profughi accolti dalla Comunità di Sant’Egidio, per lo più donne e bambini, volontari ed alcune famiglie che li ospitano, hanno riempito a Roma Santa Maria in Trastevere per il “Moleben”, solenne preghiera di intercessione che in questo giorno, in cui si celebra la Pasqua per gli ortodossi e i cristiani d’Oriente, è stata rivolta al Cristo Risorto. Raccoglimento, grande commozione e un coro ucraino che intonava i canti di una festa segnata dal dolore della guerra – iniziata proprio due mesi fa – ma, al tempo stesso, dalla speranza che torni presto la pace.
“Il Signore è sceso nell’inferno di Mariupol, Bucha, Irpin per portare la luce della vita e la Resurrezione. Non c’è Pasqua senza il venerdì santo, senza la passione. Sentiamo nel nostro cuore il dolore, ma il dolore passerà: noi crediamo che tutto può cambiare e speriamo presto”, ha detto padre Andriy Vakhruschev, ucraino, nell’omelia. Dopo la preghiera hanno tutti partecipato ad un pranzo pasquale nei locali della basilica con un menù degno della festa: antipasto, ravioli, polpette al sugo e, soprattutto, tante uova colorate, nel segno della tradizione ortodossa.
Nella basilica si e’ respirata anche tanta commozione tra preghiere, canti e anche ripercorrendo i gesti della tradizione come la benedizione dei dolci e delle uova pasquali al termine della celebrazione. Al termine della celebrazione e’ stato preparato anche un pranzo nei locali e nel cortile accanto alla basilica, con i cibi della tradizione e le uova pasquali per i bambini. Rifugiati da altre terre e da altre guerre, dalla Siria o dall’Etiopia, fa sapere la Comunita’, che qui hanno trovato una nuova vita e una nuova famiglia, hanno servito il pranzo a grandi e bambini.