Nel Lazio cresce in maniera vertiginosa il numero di giovanissimi con problemi psichiatrici: gli accessi al pronto soccorso per cause neuropsichiatriche sono sono aumentati del 45 per cento. Negli ultimi tre anni, tra il 2019 e il 2022, la crescita ha superato la media nazionale del 24,2 per cento nella fascia di età 18-24 anni. A scattare la preoccupante fotografia è un’indagine alla Uil del Lazio, tra le scuole superiori e i dipartimenti di neuropsichiatria degli ospedali e delle Asl di Roma e della regione.
A questo dato allarmante se ne aggiunge un altro non da meno: nel territorio regionale ci sono soltanto una sessantina di posti letto dedicati che sono dislocati in cinque ospedali pubblici, che si trovano tutti a Roma. Tra il Bambino Gesù e il Policlinico Umberto I si può contare su 20 posti letto, il Policlinico di Tor Vergata ne ha 2-3, mentre due cliniche convenzionate contano insieme altri 40 posti di degenza. Non solo. Nel sistema sanitario pubblico del Lazio sono pochi i medici specializzati nella diagnosi e cura delle patologie psichiatriche dei minorenni: 3,1 ogni 100mila abitanti.
Non va meglio sul fronte dei Servizi di tutela della salute mentale e riabilitazione dell’età evolutiva, i cosiddetti Tsmree, che su base regionale sono 59 di cui 30 nelle sei Asl di Roma e gli altri nelle Asl di Viterbo (7), Rieti (6), Latina (5), Frosinone (11).
Il crescente malessere giovanile è confermato anche dall’aumento della spesa per gli psicofarmaci di 1,5 milioni di euro negli ultimi tre anni. Oltre un milione e mezzo su circa sei milioni totali di cittadini laziali, secondo le stime, fa uso di antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, calmanti, litio. Dal 2019 al 2022 la spesa lorda totale per gli psicofarmaci erogati nel territorio è passata da 45 milioni a 46,5 milioni. A impattare di più sui costi sono gli antidepressivi che, nel solo 2022, hanno comportato per il sistema sanitario nazionale un costo di 37 milioni di euro (+4,9 per cento rispetto al 2019), seguiti dagli antipsicotici e dal litio in aumento del 19 per cento.
In questo scenario i suicidi rappresentano la seconda causa di morte tra i giovanissimi, dopo gli incidenti stradali. L’inchiesta rileva, infatti, che sono in aumento gli episodi di autolesionismo e i tentati suicidi. Crescono anche le dipendenze da cannabis e alcool, da videogiochi e mondo virtuale, e i disturbi del comportamento alimentare, soprattutto l’anoressia.
Secondo il segretario della Uil del Lazio, Alberto Civica, l’indagine restituisce “uno spaccato allarmante di tutti i problemi che riguardano la sanità del Lazio. Tutto si riduce sempre a un problema di soldi ma non vogliamo pensare che le cure se le possano permettere soltanto coloro che possono pagarle. Ci vogliono risorse nei bilanci da stanziare in sanità e politiche sociali. Un altro problema da affrontare riguarda una buona parte delle cure che è stata delegata alla sanità privata. Infine bisogna investire nell’istruzione. Siamo il 40mo Paese su 42 per investimenti in istruzione e soltanto la scuola è un antidoto ai fenomeni di isolamento sociale dei giovani”. Per questo “ci appelliamo sin d’ora alla Regione Lazio perché si attivi immediatamente nell’individuazione di soluzioni che possano portare a un reale miglioramento della situazione vanno bene i tavoli e gli incontri che sappiamo sono stati comunque effettuati, ma rimangono sterili se poi non si procede con azioni concrete”, ha concluso.