Tecnologia amica o minaccia? Gli scenari dell’Intelligenza Artificiale

Occhio critico e consapevolezza: come le generazioni approcciano ad Internet e all’AI.

Il 30 aprile 1986 l’Italia si collega per la prima volta a Internet. Quasi quarant’anni fa, il mondo della comunicazione e dell’accesso alle informazioni cambiò per sempre.
Oggi siamo abituati a una connessione “a portata di mano”: velocità di ricerca e accesso immediato sono diventati aspetti fondamentali della quotidianità. Per alcuni, internet e in particolare i social sono entrati con forza nelle nostre abitudini; per altri, invece, piattaforme social e mass media rappresentano ormai una parte integrante della realtà stessa.

A questo panorama già complesso si è aggiunta l’intelligenza artificiale, che sta progressivamente ridefinendo il nostro approccio al pensiero e alla creatività. C’è chi la vede come un supporto evolutivo e chi, invece, teme che possa minacciare i fondamenti stessi della società: punti di vista diversi, ma entrambi legittimi. Siamo quindi tutti immersi nel digitale in modi e intensità soggettive.

Queste differenze generazionali emergono in modo particolarmente evidente se osserviamo i diversi approcci derivati dall’age gap: background, esperienze e sensibilità eterogenei.
Pensiamo a Boomer, Gen X, Millennials, Gen Z e Gen Alpha: generazioni profondamente diverse, che hanno sviluppato un rapporto unico con internet e i social, in buona parte determinato dal contesto in cui sono
cresciute. Mentre Boomer e Gen X (1946–1980) si sono dovuti adattare a strumenti nuovi e spesso ancora oggi mostrano una certa diffidenza, la Gen Alpha (2010–2025) è nata nel digitale, e non conosce un mondo diverso.
In mezzo troviamo i Millennials (1981–1996), la generazione “ponte”, e i Gen Z (1995–2010), che vedono il digitale e l’AI non come una minaccia, ma come un’estensione creativa della propria identità.

I dati parlano chiaro: secondo il Digital Report 2025, il 90% degli italiani è online. Nonostante i
diversi livelli di familiarità o fiducia, solo il 10% della popolazione sceglie
di non essere connessa. Il punto, quindi, non è tanto se usare questi strumenti, ma come farlo.
La vera sfida è nell’uso consapevole, nella capacità di integrare queste tecnologie nella quotidianità senza subirle.
La tecnologia può (e dovrebbe) migliorare la nostra vita ma richiede sempre uno sguardo critico, vigile e umano.
Non dobbiamo spaventarci o credere di dipendere dal digitale, solo imparare ad usarlo affinchè possa supportare il quotidiano di ciascuno di noi.

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