Con settembre riprendono gli sgomberi. Sono almeno 11.000 le persone che a Roma vivono in occupazioni abusive. Si calcola infatti che siano un’ottantina circa gli stabili che nella Capitale sono in questa condizione. E il prossimo sgombero dovrebbe essere, nei prossimi giorni e forse già entro la fine della settimana, quello di via del Caravaggio. Bisognerà capire che cosa deciderà il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza convocato a palazzo Valentini.
Campidoglio, organizzazioni di inquilini e associazioni di volontariato chiedono che però prima degli sgomberi si trovino soluzioni abitative alternative per gli occupanti. Insomma, bisogna seguire l’esempio di via Carlo Alberto Felice, dove prima di procedere con lo sgombero c’è stato un accordo con gli occupanti.
Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio, afferma che “il Comune ha varato un bando per reperire case disponibili. Dunque non avrebbe senso avviare nuovi sgomberi senza prima il bando sia giunto a conclusione. Differenti si creeranno nuovi insediamenti abusivi e migliaia di persone che finiranno in strada. Ora aspettiamo che cosa deciderà il Comitato”.
Secondo un recente censimento a via del Caravaggio abitano non meno di 270 persone. La nostra battaglia va avanti e continuerà finche’ non ci sara’ un epilogo felice per la nostra occupazione e per tutte le occupazioni. Gli abitanti del Caravaggio non sono dei parassiti ma sono dei lavoratori e delle lavoratrici, sono sfruttati, nonostante i loro sforzi non riescono a pagarsi l’affitto”, dice una delle occupanti. Il fatto che ad oggi non sia stata trovata una soluzione alternativa fa propendere per due soluzioni. Dunque, o l’intervento della forza pubblica; o un rinvio che però i proprietari dell’edificio, gli Armellini, non vedono di buon occhio.
Al prefetto Pantalone e alla sindaca Raggi si rivolge direttamente l’Unione inquilini. “Perché non verificate la possibilita’ di recuperare quei 160 edifici che la Prefettura dice di avere censito e vuoti per iniziare a fare politiche abitative? Basta sprecare risorse pubbliche con buoni casa (verso privati) con residence o caat che dir si voglia (privati), con assistenza a famiglie fragili versando fior di soldi pubblici a cooperative sociali che poco hanno di sociale e che forniscono luoghi inadeguati e vergognosi per ospitare famiglie”, dice il segretario nazionale Massimo Pasquini.