Rifiuti, ecco perchè Roma scricchiola (di nuovo)

Tra l'ennesimo terremoto al vertice, impianti a mezzo servizio e piani B poco realistici, Ama rischia l'ennesimo corto circuito. E i romani la spazzatura sotto l'albero

Emergenza rifiuti, ci risiamo? Pare proprio di sì, dopo lo scampato pericolo questa estate (senza dimenticare la prima crisi ambientale dell’agosto 2016), ancora una volta Roma rischia l’ennesimo corto circuito sulla spazzatura. Solo che stavolta, visto il periodo natalizio, la mondezza potrebbe prendere il posto dei regali sotto l’albero. Le cose, nella Capitale, si stanno mettendo di nuovo male. Almeno un paio di fatti di questi ultimi giorni la dicono lunga sulla fragilità industriale del ciclo di smaltimento capitolino. Segnali premonitori che non promettono nulla di buono.

Primo problema, Ama ha perso una gamba. Pochi giorni fa il dg Stefano Bina, in sella alla municipalizzata da 14 mesi insieme al presidente Lorenzo Bagnacani ha rassegnato le dimissioni, ufficialmente per motivi personali. In verità Bina pare non andasse molto d’accordo con l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari. Ma la sostanza non cambia, visto che oggi Ama si ritrova senza la sua figura operativa apicale, per giunta a ridosso del Natale. L’addio di Bina, col rischio ora di affiancare un altro manager che potrebbe stravolgere il lavoro portato avanti fin qui dall’ex di dg, è però un problema più di emotività che altro.

Perchè l’altro secondo buco nero di Ama si chiama impianti non più all’altezza. Questa testata ha più volte sottolineato l’assenza di un piano industriale con robusti investimenti per la realizzazione di nuovi impianti. Misura ancor più urgente, dal momento che, e siamo al secondo segnale nefasto, pochi giorni fa il consorzio Colari che fa capo a Manlio Cerroni, ha annunciato il taglio del trattamento dell’indifferenziato: due Tmb del consorzio, in uso ad Ama, lavoreranno solo 700 tonnellate di spazzatura al giorno contro le tradizionali 1.200.

“Difficoltà operativa”, hanno spiegato dal Colari. In altre parole, almeno ufficialmente, le due strutture non reggono più il ritmo del passato. Ma questo crea un duplice problema per Ama. Perchè se si riduce la quota di indifferenziato trattato significa che ci sono più rifiuti da mettere a regime di raccolta differenziata, trattata in altro modo. Operazione complicata per una città con un tasso di differenziata fermo al 42%. E questo porta al secondo problema.

Coi Tmb Colari a mezzo servizio, Ama è costretta a spedire parte della spazzatura fuori dal Lazio, con enormi costi per il Campidoglio e dunque per i contribuenti. Oppure a ricorrere agli altri due impianti, quelli del Salario e Rocca Cencia, che però sono già saturi. Risultato? Rifiuti per strada garantiti visto che raccoglierli si può ma non si sa dove metterli.

Attenzione, perchè il Comune sembra essere corso ai ripari. Sembra, appunto. L’assessore Montanari ha annunciato di aver trovato 11 impianti extra-regionali disposti ad accollarsi la spazzatura di Roma non trattata da Colari. Ma la Lombardia, per esempio, ha già messo le mani avanti, affermando di non aver ricevuto alcuna richiesta. E comunque, quanto costerà ad Ama, il cui 90% dei ricavi, come documentato da Radiocolonna.it, è rappresentato dal pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, che già qualche problema lo ha dato ai contribuenti? Qualcuno parla già di una stangata in bolletta in vista (Roma è la terza città per costo della Tari).

Pensare che lo hanno capito persino in Ama che la situazione è a un nuovo bivio. Nell’ultima nota di aggiornamento al bilancio, il collegio sindacale di Ama ha attaccato senza mezze misure persino l’attuale assetto dirigenziale di Ama, che avrebbe serie ripercussioni sullo stesso ciclo rifiuti.

“Molte posizioni dirigenziali core risultano vacanti in quanto affidate o a personale di qualifica non dirigenziale ovvero ad interim ad altri dirigenti”, attacca il collegio. Da qui una conclusione durissima secondo il quale “la mancata identificazione di alcune figure chiave livello dirigenziale ad oggi assenti (legale, societario, direzione operativa, internal audit, controllo di gestione) non garantisce un adeguato presidio di importanti aree aziendali”. A questo punto c’è da chiedersi davvero se sotto l’albero ci saranno rifiuti o regali.

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