All’inizio del 2022 gli anziani, in Italia, erano circa 14 milioni e se ne prevedono 19 milioni nel 2042.
Non è quindi un caso se il Consiglio dei Ministri ha dato l’ok a un disegno di legge che introduce deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane.
Uno sguardo attento va soprattutto agli anziani non autosufficienti realizzando così uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
La riforma introduce inoltre l’«assegno unico per gli anziani», valutato in base al reale fabbisogno assistenziale e destinato, a scelta del beneficiario, come rimborso economico o come servizi alla persona.
Il provvedimento prende anche in esame il diritto e la possibilità che gli anziani siano liberi di continuare la propria vita presso il proprio domicilio usufruendo di cure e assistenza adeguate.
Ma qui si apre un capitolo tanto grave quanto difficilmente risolvibile; non sono molte le famiglie che possono garantire ai propri vecchi assistenza continua e appropriata. Il costo di una badante molte volte non riesce a rientrare nel bilancio familiare e inoltre queste figure non vengono, per niente, istruite e preparate al delicato compito che devono assolvere. Restano quindi ben poche soluzioni alternative in ambito familiare.
Aggiungiamo poi la drammatica carenza di personale medico e paramedico e ci è subito evidente che l’anziano difficilmente può essere supportato in maniera consona e dignitosa.
Se guardiamo i dati ci accorgiamo della vertiginosa discesa dei numeri che accompagnano le categorie assistenziali; solo per la figura OSS siamo sotto del 15/20% che si risolve anche in una minore assistenza nelle RSA, che sempre più spesso e nostro malgrado, diventano l’ultimo domicilio degli anziani.
L’OMS ha stimato che nel 2030 potranno mancare più di 10 milioni di medici, cifre che faranno soffrire il mondo intero.
La manovra finanziaria ha ignorato il grido di dolore del mondo sanitario affidando alla sanità un ministero senza portafoglio e questo la dice lunga sulla reale volontà del governo di assistere in modo degno i propri “sudditi” giovani o vecchi che siano.
Durante e appena dopo il Covid si era tanto parlato del sostegno psicologico da affiancare a studenti e persone che dal lockdown avevano riportato ferite all’anima. A maggior ragione per i pazienti delle RSA che per mesi erano stati “murati” e non avevano potuto godere di alcuna visita familiare, il sostegno psicologico era un atto dovuto e fondamentale per la loro sopravvivenza e la nostra tranquillità. Tutto questo non è avvenuto e non avverrà perchè un aiuto psicologico, oggi come oggi, può essere cercato quasi esclusivamente in forma privata. Si calcola che 3 pazienti su 10 non abbiano mai iniziato un trattamento per puri problemi economici.
Forse da queste considerazioni, e a ritroso, si deve sviluppare un serio programma che abbia come tema: la salute del singolo e del paese fino ad arrivare a redigere una carta dei diritti del popolo anziano