Dopo i fatti romani della Sapienza e del Liceo classico Albertelli i media si sono affrettati a dipingere un autunno duro irto di difficoltà di vario genere e quindi difficilmente gestibile.
Dopo le frasi uscite dall’Albertelli “…ogni scuola sarà una battaglia…” e “…uniti contro il governo Meloni…” spazio per l’illusione ce ne resta poco anche se a parere nostro siamo lontani milioni di anni luce da quello che fu per definizione e storia l’Autunno Caldo Italiano.
Ben altre premesse e ragioni portarono l’astensione dal lavoro e dallo studio, pressoché generalizzato.
L’autunno caldo è un periodo buio della storia della Repubblica Italiana segnato da lotte sindacali operaie che si sviluppò a partire dall’autunno del 1969.
Si veniva dalla mobilitazione studentesca del ’68 cui si aggrapparono, per forza di cose, agitazioni di piazza, discesa in campo di ogni forza lavoro spinte dalle scadenze dei contratti collettivi di lavoro, in particolar modo quelli relativi alla categoria dei metalmeccanici, mentre le agitazioni studentesche reclamavano, fra le altre cose, la tutela ed il riconoscimento del diritto allo studio in Italia per tutte le classi sociali.
Nei due fatti romani della Sapienza e dell’Albertelli per ora possiamo individuare la richiesta forte della parità di funzionamento tale da permettere a tutte le classi sociali all’istruzione e poi la morte dei ragazzi in alternanza scuola lavoro e, forse come prima ragione scatenante le varie problematiche insormontabili da cui le famiglie sono schiacciate. Perché è giusto ricordare che non solo dei rincari di bollette si parla ma di più profondi e radicati squilibri di gettito.
Ma come dicono gli esperti questo è solo l’inizio di un’escalation di sommovimento generale che potrà solo minare le basi del nuovo governo e sicuramente di una seppur piccola ripresa.
Citiamo da Adnkronos: “…dobbiamo prepararci al superlavoro tipicamente dovuto alle scomposte manifestazioni che i soliti estremisti e professionisti del disordine portano in piazza quando si delinea all’orizzonte un Governo a loro sgradito, e ancora neppure in carica, mentre rimangono silenti quando a governare sono altri esponenti politici anche se i problemi denunciati sono sempre gli stessi…”.
Occorre allora che i giovani (e non solo) non cadano nella rete della strumentalizzazione e che le proteste non si avvitino in un garbuglio da cui usciremmo tutti battuti.
L’Italia ha votato democraticamente e liberamente per un governo, questa volta, di destra ed è bene che TUTTI se ne facciano una ragione in attesa, comunque, dei risultati di un lavoro che, purtroppo, non nasce fortemente coeso.