Sarà ricordato, dal mondo balneare, come lo scisma di Zoagli quella mossa del Tar della Liguria che, rigettando il ricorso fatto dai 3 stabilimenti zoaglini, ha aperto una nuova e forse fatale faglia nella nebbiosa questione del turismo balneare. Fa eco alla sentenza ligure quella, del Tar del Lazio, ovviamente di parere opposto, che sarà capostipite, in questo caso, di un nuovo frazionamento della Penisola: non più l’Italia dei comuni ma l’Italia delle regioni con affaccio al mare. Il ministro Matteo Salvini si gioca la faccia quando dichiara che entro marzo arriverà il fondamentale e tanto atteso decreto sugli indennizzi. Già immaginiamo il caos, perchè dal quel decreto nasceranno tanti e tali opposizioni e nuovi ricorsi di cui, nemmeno Salvini, può immaginare l’entità; il ministro può solo invocare finalmente dal Governo un miracolo o una formula reale e chiara sia sulle liquidazioni delle gestioni uscenti, sia dei termini delle messe a bando dei circa 12.166 stabilimenti italiani. Invece, finora si è andati avanti a deroghe, l’ultima delle quali (quella che sembrava dare una scadenza al 2027) addirittura in odore di nullità; quasi dei pizzini buttati là fra gli ingranaggi della Bolkestein senza un disegno e un programma a lungo termine. Questo, oltre a creare perplessità e insicurezza ha portato i gestori ad evitare di fare nuovi investimenti e migliorie in vista di rinoscimenti più che incerti. E’ evidente che senza decreto sugli indennizzi sarà impossibile andare a gara, come prematura sarà la formazione delle varie e necessarie commissioni giudicanti. A questo punto, tra aperture delle buste (ammesso che ce siano), valutazioni e discussioni varie si arriverà talmente sotto data che sfido qualunque ipotetico nuovo gestore a lanciarsi nell’impresa. Anche se il sindaco di Roma Roberto Gualtieri con sereno auspicio comunica: “garantiremo la stagione”, non ci sentiamo per niente tranquilli e sicuri. La patata è davvero bollente e per evitare di scottarsi ci sono solo 2 soluzioni: non aprire quelle buste e lasciare che la nostra Italia diventi una distesa temporanea di spiagge libere, o fare come la Spagna che, pur sommersa da infrazioni UE, va avanti come sempre in attesa di tempi più favorevoli. Buffa la questione che riguarda Ostia e quel che resta delle sue spiagge: mentre il Tar sospende il bando per l’affidamento di 31 concessioni balneari il Campidoglio approva una determinazione per riassegnare altri dieci stabilimenti. Qui ci sono o ci fanno. Meno buffa la questione di Zoagli, piccolo paese del levante ligure che si regge esclusivamente sulle vacanze altrui, se i vacanzieri non ci fossero o rientrassero nella categoria del panino e ombrellone portati da casa per il paese di fronte a Portofino non ci sarebbero speranze di sopravvivenza. In questa babilonia di carte che non arrivano e decreti fumosi ne va: 1° la credibilità nazionale, 2° l’introito colossale che viene allo stato dal turismo, 3° la sicurezza delle nostre vacanze e la tenuta del mercato immobiliare delle zone pied dans l’eau. Penso che potrebbe essere dirimente il parere del ministro del Turismo Daniela Santachè alla quale tutti uniti chiediamo una decisiva presa di posizione.
Balneari, sull’orlo di un pugno di sabbia
scontro del tar della liguria e del lazio sulla questione dei permessi ai balneari, con la questione irrisolta degli indennizzi ai gestori uscenti le cose si complicano. Il ministro Salvini ha un carico pendente sulla testa e alla data ultima per la firma finale mancano poche ore. E il ministro del Turismo Daniela Santachè perchè non interviene?
