Eravamo felici e non ce ne siamo accorti.
Mentre ora siamo chiusi in casa. Reclusi.
Imprigionati a difendere una vita che consumiamo, quasi senza viverla.
Come in un loop, siamo dei criceti nella ruota.
E giriamo, giriamo ma siamo sempre lì, fermi, dentro casa nostra.
Come il criceto che ha l’illusione di correre come se fosse libero pur non andando da nessuna parte.
In questi giorni di quarantena ripetiamo gli stessi identici gesti, ingabbiati in una routine irreale.
Costante e immobile.
Ora dopo ora. Giorno dopo giorno.
Ci si sveglia la mattina ma non si va da nessuna parte. Né a scuola né al lavoro.
Qualcuno si impegna nello smart working mentre i figli si prodigano nelle lezioni scolastiche a distanza.
Alle 18.00, invece, si canta sul balcone.
Si mangia anche tanto, soprattutto per noia.
Altri si distraggono sui social network o guardando la televisione.
Poi la sera si va a dormire e, il giorno dopo, tutto ricomincia.
In una staticità ciclica.
Perpetua e immutabile.
Come il criceto, appunto.
Perché tutto gira, si ripete e resta fermo. Parcellizzato.
Alcuni ricercatori del MIT hanno delineato degli scenari apocalittici, avvertendoci che la nostra vita cambierà radicalmente.
Tutto quello che abbiamo conosciuto e catalogato come noto, si modificherà irrimediabilmente.
Drasticamente.
Ecco perché eravamo felici e non ce ne siamo accorti.
Perché abbiamo consegnato alle forme del silenzio, tutte le cose che avremmo dovuto dire.
Abbiamo negato, sorrisi e carezze.
Abbracci e baci.
Eravamo felici senza saperlo perché abbiamo vissuto senza pensarci.
Ma se oggi, in questo loop irreale, comprendessimo che il nostro mondo vive e si rigenera soprattutto nella bellezza delle relazioni umane, allora possiamo essere ancora felici.
Quindi criceto, continua a correre.
Corri più forte che puoi e porta sempre dentro di te, tutto l’amore degli uomini.
Il resto non conta.
Che sia nella gabbia o sotto il cielo stellato.