Covid: processo al passato

E' scattato, come spesso in Italia succede, il revisionismo sulla gestione della pandemia di un virus sconosciuto: il Covid 19. Una strage fino ad una certa data, impossibile da prevedere e che, ancora, si insinua fra di noi e colpisce.

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La storia non si fa con i se e con i ma. La storia è scritta nelle pagine del tempo e a poco o niente servono i revisionismi e letture troppo frettolose e impulsive.

Per quanto riguarda i nostri giorni sono pieni di congetture su due temi più che dolorosi e importanti: la strage di immigrati a Cutro e la gestione della pandemia di Covid. Di questa vediamo di fare un “calendario” il più possibile chiaro della sequenza dei fatti.

A parte i 2 turisti provenienti dalla Cina e già infetti, il 21 febbraio 2020 viene indentificato, a Codogno, il presunto paziente 0 (o 1 come sostengono alcuni presumendo la presenza in Italia dell’infezione antecedente al 21) ma, intanto e con cadenza sempre più ravvicinata si individuano diversi focolai nel nord del Paese.

La velocità di diffusione della malattia è assolutamente impressionante tanto che l’8 marzo il Governo a dichiara il lockdown, intanto l’11 marzo l’OMS emette la sentenza: Pandemia.

Il nome del virus, molto spesso mortale, è Coronavirus 19 o Covid 19, dove 19 indica l’anno in cui a Wuhan (Cina) comincia la diffusione di polmoniti bilaterali atipiche e si deve ricorrere alla chiusura totale.

La Cina non è prodiga informazioni cliniche e il mondo si trova ad affrontare un’infezione completamente sconosciuta e di conseguenza di difficile cura. Gli ospedali vengono presi d’assalto e il personale medico/infermieristico è costretto a turni a dir poco massacranti. Molti di loro vengono infettati.

Il 22 febbraio per 10 comuni della Bassa Lodigiana scatta la Zona Rossa (di cui tanto si discute oggi) e il 27 marzo si raggiunge il picco di vittime: 969.

Nei primi giorni della pandemia l’impegno politico/istituzionale è rivolto a monitorare l’andamento del contagio ma intrecciato alla scelta di comunicare anche un messaggio relativamente rassicurante: niente panico.

Oggi ci dicono che è stato un errore come errore è stato non ampliare il numero delle zone rosse e non ripescare il piano pandemico anche se fermo all’approvazione del 2006 e mai aggiornato.

Sicuramente errori ci saranno stati ma, signori dei talk show non dovete dimenticare che il quadro non faceva nemmeno immaginare l’avvicinarsi di una strage di simili proporzioni. Il Covid era uno sconosciuto come sconosciuta era la sua aggressività, la sua velocità di propagazione e il metodo di cura più adatto.  Il professor Matteo Bassetti, in un incontro/scontro con il senatore Andrea Crisanti, ha ribadito “…Qualunque scelta fu fatta in buona fede… navigavamo al buio in un mare in tempesta… non possiamo giudicare quei giorni con gli occhi di oggi ma dobbiamo farlo con gli occhi di allora che erano quelli di un Paese che per primo affrontava il Covid”.

Solo nel marzo del 2020 si muovono le sperimentazioni dei primi vaccini fino ad arrivare al 27 dicembre dello stesso anno quando i primi operatori sanitari vengono vaccinati. Ad oggi sono stati fatti 4 cicli con diversi vaccini ma purtroppo molti italiani, vuoi per negligenza, vuoi per insana fede no vax, hanno scelto di non proteggersi mettendo a serio rischio la loro salute e quella dell’intera comunità.

Per quante colpe si vogliano dare alle istituzioni ricordiamo, in chiusura, che l’avvicendamento delle scelte fatte per limitare i danni da Covid 19, il sistema Italia (così definito nel mondo) è stato più volte imitato ed elogiato.

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