Sono tempi duri per il mondo del lavoro in Italia. Come se non bastasse il precariato, anche la sua festa è diventata un tripudio di banalità e volgarità. A darcene prova sono stati i cantantucoli che sul palco di San Giovanni hanno pronunciato volgarità di ogni genere scambiando la festa del lavoro per la sagra della volgarità. Così, sotto lo sguardo severo della basilica di San Giovanni e del palco che ha visto suonare negli anni gente come De André, Guccini e Fossati, gli eredi della canzone italiana hanno avuto bisogno di imitare Grillo e compensare la propria pochezza musicale con la tracotanza lessicale.
Dura passare da un Battiato del ’95 a uno Sfera Ebbasta del 2018.
Uno di loro s’è giustificato dicendo che la ‘la volgarità è una cosa diversa dalla scurrilità’.
Vero, ma anche il buon senso è una cosa diversa dalla bravura. E in certi casi non c’è né l’uno né l’altra.