C’è un giorno nel nostro calendario da sempre dedicato alla benedizione degli animali che siano da compagnia o da fattoria. E’ il 17 gennaio e il santo patrono è S. Antonio Abate. Nella società rurale era un uso molto sentito che, però, si è andato stemperando nel tempo e con il cambio di passo della società stessa. Ora praticamente se ne sono quasi perse le tracce.
Ma quello che è avvenuto in p.zza s. Pietro, pochi giorni fa, ha ben poco a che spartire con la “sacralità” dell’usanza del 17 gennaio.
La secca presa di posizione di Papa Francesco ha sollevato un vespaio inaudito e ben più di una voce si è scagliata contro il suo rifiuto di benedire il cagnetto in carrozzina e presentato dalla padrona come il “suo bambino”. Una mostruosità che non trova giustificazioni.
La domesticazione e l’umanizzazione di tante bestiole sta portando all’imbastardimento del vero rapporto fra uomo ed animale stravolgendo la vera natura dell’affetto e della cura che dovrebbero legare l’uno all’altro.
Nella foga di contraddire e attaccare il comportamento del Papa si è arrivati, persino, a definirlo come crudeltà verso gli animali e a stigmatizzare che “chi non ama gli animali non ama nemmeno i bambini” (Enpa) come se le due forme di vita fossero assimilabili e contrapponibili.
Certo il cagnetto in questione non aveva nessuna colpa e nemmeno capiva chi fosse quell’uomo tutto vestito di bianco che gli si era avvicinato ma, la sua padrona si e senza conoscerne la storia e la realtà ci lanciamo contro questa pratica, tutta moderna, di dissacrare e confondere ruoli e realtà. Troppe volte i proprietari si autonominano “mamma e papà” dell’inconsapevole “bestiola-bimbo”.
Per avere sempre più mercato e per piacere sempre di più le nuove razze canine sono frutto di selezioni artificiali che creano creature buffe e di poco ingombro ma a scapito della loro qualità di vita e spesso della loro sopravvivenza. Aberrazioni che nulla hanno a che fare con il vero amore e rispetto per gli animali.
Ma tutto questo non ci porta certo a negare l’importanza che un animale da compagnia può rappresentare per una persona sola o per un anziano dimenticato; spesso per questi individui rappresenta una fonte di vita e uno stimolo a tirare avanti. Una fonte di calore e un sodalizio essenziale che porta all’incontro di due solitudini che si scelgono istintivamente.
Forse Papa Francesco ha ecceduto ed è scivolato sul classico e quanto mai fuor di luogo richiamo ai bambini che nel mondo soffrono la fame ma, se il suo gesto potesse essere di monito verso la deriva valoriale che nega la vita reale di molti animali avremmo ottenuto una chiara e sintetica lezione di sana umanità.