La guerra Russia/Ucraina fa tremare l’Europa che si prepara a sopravvivere

La guerra Russia/Ucraina adesso fa sempre più paura all'Europa che si trova disarmata ed è pronta a correre nei rifugi. Molte nazioni istruiscono la popolazione e si preparano al peggio

Se abbiamo pensato e sperato che la fine della Guerra Fredda (12 marzo 1947-3 dicembre 1989) fosse il visto per una pace pressoché totale, oggi quelle supposizioni valgono quanto la nebbia che si alza da zone completamente distrutte da bombardamenti incessanti.

La guerra lanciata dalla Russia contro l’Ucraina si dilata nel tempo e si fa sempre più dura e cruenta. Questo martellamento continuo, unito ai frequenti richiami di Putin ad interventi nucleari mirati ha innescato molti timori al di qua e al di la dell’ex cortina di ferro.

L’Italia, per ora, sembra esente da preoccupazioni e prese di coscienza del pericolo che si agita in una gran parte di mondo e in questo caso a circa 2300 km, in linea d’aria da Roma.

Già, perchè Mosca, per voce del suo zar proclama che l’Europa non conta niente e non è armata; e per quanto ci riguarda ha perfettamente ragione, anche se a ben guardare nessuna nazione europea si è preparata davvero alla guerra contro la Russia. Tranne la Francia.

Ma come sempre i nodi vengono al pettine e quella nostra adesione (1975) al Trattato di non proliferazione nucleare ci rende deboli e indifesi in caso di attacco.

Ci inquieta molto leggere che l’Europa del Nord si prepara alla guerra e che gira una brochure distribuita alle popolazione dal titolo raggelante: “Come sopravvivere alle prime 72 ore di guerra”. La Svezia è ancora più determinata e lancia un campanello d’allarme chiaro: “viviamo tempi incerti”, perché i conflitti si trovano nel nostro angolo di mondo, incitando i cittadini, in caso di attacco, a fare la propria parte per difendere la libertà del Paese e aggiunge suggerimenti pratici per cercare il rifugio più vicino e gli alimenti necessari da portare con sé.

Sembra un film che appartiene a generazioni passate, un film in bianco e nero anche se, le sirene non sono ancora suonate.

Anche a Berlino si valuta la possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria e intanto la protezione civile da istruzioni alla popolazione e fa la conta dei luoghi più sicuri: dalle metropolitane ai garage sotterranei.

In Italia le chiamate alla leva sono state sospese dal 1° gennaio 2005 ad opera del governo Berlusconi per cui oggi ci troviamo a dover dipendere da circa 94.000 unità militari e circa 5.000 civili.

E tutto questo senza contare l’allargamento del conflitto fra Israele e Palestina che tocca nervi scoperti da decenni e coinvolge fedi e religioni che per certi paesi si traducono in governi dispotici.

Come i libri di storia ci insegnano l’Italia sta a guardare nella speranza che nessuna forza ci obblighi a prendere una tragica posizione

 

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