Le edicole di Roma sotto sfratto

Calano i lettori di quotidiani e stampati in genere, ma anche le edicole romane sono sotto tiro dell'amministrazione comunale fra nuove norme della viabilità, aumenti del plateatico, Bolkestein e imposizione di traslocare dall'attuale popsizione

In Italia cala in modo costante e inarrestabile il numero di lettori di quotidiani e periodici, ma cala anche la presenza di luoghi dove acquistarli.

A Roma nel 2012 le edicole erano 767 e nel 2022 se ne contavano 400. Vista la situazione lacrimevole il Campidoglio ha confezionato, proprio negli ultimi giorni, nuove frecce avvelenate da scagliare contro queste rivendite di cultura. A più di una decina di edicole del centro è arrivato l’ordine tassativo di trovarsi un’altra postazione, dato che l’attuale pare essere incompatibile secondo alcuni canoni dettati dal I municipio. Gli uffici delegati a trovare nuove collocazioni hanno fallito in pieno e da quelle che possiamo immaginare come lunghe e convulse riunioni non è saltato fuori nemmeno un brandello di suolo capitolino idoneo e allora, detto fatto, è stata partorita la comunicazione sopracitata che fissa in 30 giorni il tempo per traslocare pena la perdita della concessione. Se questa non è pessima gestione, incapacità e menefreghismo ditemi voi come la possiamo definire. Eppure, è proprio di poche ore fa l’approvazione da parte della giunta capitolina di un frammento del piano salva-edicole che immagina delle deroghe del codice della strada, dato che uno dei punti dolenti della loro presenza è stato individuato nell’intralcio al traffico pedonale e motorizzato. Ci saltano i nervi davanti a tale sconsiderato modo di valutare la mobilità cittadina se lo paragoniamo alla reale tragedia dei dehors dei locali mangerecci del centro storico.

Per quanto riguarda le edicole sarebbe previsto anche un bonus per venire incontro alle spese di trasloco. Pare che per spostarle, ammesso che si trovi un luogo adatto (che gli uffici competenti non hanno rinvenuto) ci vogliano 50.000 Euro ai quali mi sento di aggiungere il reperimento della nuova clientela e la “validità culturale” del nuovo insediamento.

A nostro modesto avviso i 30 giorni dettati per lo spostamento sono una vera presa in giro che, in diversi casi si tradurrà nella chiusura definitiva della rivendita, la cui sorte può avere 2 soluzioni: l’abbandono totale con conseguente esercizi grafici di graffitari inetti o un totem di monnezza.

Agli edicolanti che aspirano alla sopravvivenza viene suggerito di adattarsi e innovarsi che significa: dedicare a quotidiani, periodici e libri un angolino defilato e riempire più spazio possibile con ciarpame vario come giocattoli, souvenir e bigiotteria fino ad allargarsi alle bevande confezionate.

In tutta questa mutazione del punto cultura il Campidoglio ha aumentato le tariffe per occupazione di suolo pubblico: +45% su strade di cat. A e +20% su strade di cat. B e non si può dimenticare il diktat della Bolkestein secondo la quale anche le edicole dovrebbero andare a gara come qualsiasi banchetto di finto cachemire o stabilimento balneare.

RomaToday ha scritto che a Roma chiudono sei edicole al giorno e questa nota dovrebbe ispirare, al Campidoglio e affini, ben altre soluzioni per il sostegno e l’incremento dei punti cultura rispetto all’attitudine, ormai certa, di complicare situazioni, bene o male, tranquille

 

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