Finalmente e dopo innumerevoli sollecitazioni il 27 settembre si è riunito il tavolo di lavoro per l’emergenza nel comparto delle nocciole alla presenza di sindaci, rappresentanti delle categorie di settore ed esperti del campo corilicolo. Il faro era puntato sulla criticità che sta vivendo il comparto laziale, che pur essendo la prima regione produttrice con 45.967 tonnellate annue, di cui 45.000 concentrate nella provincia di Viterbo non riesce a spuntare una posizione di preponderanza che le consenta di far sentire la sua voce sia sulla questione prezzi che sulla questione aiuti.
E’ evidente che manca fra gli agricoltori la volontà e la cultura di accentrare e organizzare tutta la filiera, dalla corretta piantumazione, all’irrigazione, dai trattamenti alla consegna.
Purtroppo per il nostro territorio, si gestiscono ancora le piantagioni con la mentalità di cent’anni fa: ognuno pensa al suo nel più stretto riserbo. Questo atteggiamento mai combattuto dai rappresentanti di settore e da chi dovrebbe fare informazione non fa che favorire il grossi gruppi che hanno tutto lo spazio per fare il bello e brutto tempo. Medio piccoli appezzamenti che richiedono forti spese e fronte di un guadagno, che se c’è, è davvero irrisorio.
Tra mutamenti climatici, attacchi di cimici, nuovi parassiti, continue tassazioni e limitazioni nell’uso di vari prodotti, il coltivatore non può far altro che battere in ritirata e lasciare il campo all’inselvaticamento incontrollato.
Piange il cuore nel vedere questi terreni, una volta, amati e curati abbandonati e incolti. Anni fa molti ettari erano dedicati ai fruttiferi e agli ulivi ma poi è comparso un grande mostro aziendale che si ciba di nocciole e ci ha fatto immaginare che solo con quella nuova coltura avremmo guadagnato cifre iperboliche. Così sono spariti gli alberi da frutto e anche gli ulivi lasciando un vuoto irreparabile, anche nella fisionomia delle nostre campagne.
E tutta quella terra di colpo si è riempita di noccioleti facendoci sognare ricchi profitti. Per un pò sarà stato anche così ma, il mostro aziendale ha avuto sempre più fame di nocciole e ha pensato bene di rivolgersi a delle terre estere dove non esistono vincoli e regole e dove la mano d’opera costa il suono di una moneta. Così la nostra produzione ha perso di valore surclassata da altre di dubbia integrità.
Le importazioni ci stanno massacrando e a quello stesso mostro aziendale che tanta speranza ci ha dato oggi dovremmo chiedere i danni per mancato guadagno e perchè mette sulle nostre tavole nocciole trattate chissà come.
La raccolta delle nocciole ’24 è praticamente finita e dal tavolo di lavoro non è emersa alcuna soluzione definitiva, anche se questa riunione accende un barlume di attenzione sul settore corilicolo.
Il ministro Francesco Lollobrigida prenda in mano questo grave problema e, magari, imponga dei dazi cari e salati sulle importazioni killer.
Intanto i prezzi delle nocciole con guscio scendono, anche se in agosto si parlava di 320-420E/quintale e i trucchetti usati dai grandi raccoglitori/ammassi sono infiniti e demoliscono qualunque aspettativa di guadagno.