esempi di madri disgraziate e snaturate, ma di gravità diverse, la giustizia fa il suo corso ma le sentenze non pesano come le colpe e noi restiamo allibiti e vorremmo che le assassine avessero la pena più severa
3 donne, 3 madri false e artificiose che causano la morte e il rapimento di piccole vittime e 3 giustizie troppo diverse: Alessia Pifferi, Chiara Petrolini, Rosa Vespa.
3 episodi che sconcertanti e tremendi come sono nascono da un’aridità mentale che non possiamo nemmeno definire.
Una periferia milanese, un appartamento/buco dove regna un caos totale, una villetta con pochi mq di giardinetto perso tra agricoltura e salumi e 1 paese dormitorio vicino a Cosenza. Forse queste collocazioni ambientali non c’entrano niente con i drammi di cui scriviamo. O forse si. Ma sicuramente esiste un comun denominatore fra queste 3 criminali, un denominatore che quando si affaccia prende possesso di persone e coscienze: il narcisismo e l’egoismo senza remore e limiti.
1° caso: Rosa Vespa, anni 51 e un marito più giovane di 10 anni, sente l’obbligo funzionale e sociale di fare un figlio, ma il figlio non viene e lei senza figlio si sente nessuno così mette su una sceneggiata che con il crescere della pancia, finta, la imprigiona e la obbliga a continue finzioni e bugie tanto che da sola, com’è sempre stata, si inventa un parto che invece è un rapimento bello e buono. Il marito, pare, non si sia mai accorto di nulla nemmeno quando bacia quel pancione che si vede lontano un km che è falso. Il maschietto annunciato e “partorito” in realtà è una bambina che comunque viene vestita d’azzurro e la festa in casa può sfogarsi; poi l’arrivo delle forze dell’ordine che fanno un fagotto della bimba e dei falsi genitori. La Rosa è chiusa in carcere e il marito “ipovedente” torna a casa.
2° caso: Alessia Pifferi, una storia fatta di niente e una vita vissuta alla giornata. Ha una figlia Diana di pochi mesi praticamente senza padre. Tanti sogni per andarsene dall’appartamento/buco, tanta voglia di campare da signora, frenesia di spazi propri, 30 abiti da sera nell’armadio e niente nel frigorifero. Così sull’ultimo fidanzato fa ipotesi di futuro, di matrimonio, di svolte definitive. Diana è spesso un impiccio ma per un pò riesce a conciliare il doppio ruolo di madre e amante. Nessuno l’aiuta e i soldi per la baby sitter non ci sono, così, qualche volta lascia la bambina sola per qualche ora e poi per qualche fine settimana. Ma nel torrido luglio ’22 si presenta la possibilità di un week end lungo 6 giorni e Alessia non può rinunciare: molla la piccola da sola nel lettino da campeggio diventato prigione e bara con un biberon di latte da 130 millilitri e una bottiglietta d’acqua baby da un quarto di litro, quando torna Diana è morta di stenti e di sete. Una cosa orribile, disumana, atroce. Cercano di farla passare per povera di mente, diciamo incapace di intendere e volere ma non attacca come si vorrebbe. Ad Alessia viene dato, per ora, l’ergastolo.
3° caso: Chiara Petrolini 22 anni è la storia più nera che si possa scrivere: è accusata dell’omicidio di due neonati che avrebbe partorito e poi sotterrato in giardino. Gravidanze e parti di cui nessuno sapeva niente, lei che appena dopo aver partorito, ucciso e sotterrato il neonato esce con le amiche per bere e ballare e subito dopo parte con i genitori per NY da cui nessuno sente l’urgenza di tornare nemmeno dopo la comunicazione del ritrovamento del 1° corpicino. Chiara che tace e nega il massacro fino alla fine, i suoi genitori che si preoccupano di cosa dirà la gente. Chiara la madre assassina è a casa, anzi di più è tornata in quella villetta dove nei pochi mq di giardino aveva nascosto i 2 figli. Se ne riparlerà, certo che se ne deve riparlare e non saranno mai giustificabili questi mesi che la donna ha potuto vivere ai domiciliari e con i genitori vicini.
Tutte queste narrazioni mostruose ma anche di diversa gravità per evidenziare come le decisioni prese dalle varie corti siano ai nostri occhi e alla nostra ragione a volte inspiegabili non in linea con il peso dell’atto criminale e come i piatti della bilancia non siano, in questi casi, in equilibrio