Il turismo dimentica Roma colpa anche del Covid, Ma a monte ci sono troppi anni di disimpegno delle istituzioni che non hanno saputo valorizzare la Città
“Roma tra le città d’arte è quella che paga il prezzo piu’ alto, dice Alessandro Onorato, assessore capitolino al Turismo, il rischio è che a breve ci sia un’ulteriore escalation negativa.
Non solo fra le città d’arte, aggiungiamo noi, ma fra tutte le grandi città italiane Roma, più di qualsiasi altra, vede l’apporto turistico andare in mille pezzi con il proseguire della pandemia.
Tuttavia la Capitale soffre di una malattia che viene da molto lontano e che si chiama mancanza di programmazione e assenza di piani vocati al richiamo turistico.
La nostra Città ha dato, per troppo tempo, come scontato la sua posizione di Caput Mundi, la sua rara bellezza, i suoi ineguagliabili reperti storici.
Evidentemente questo non è bastato perché non è più il tempo del Grand Tour e il turista vuole (e deve) essere accolto da un’offerta globale e pluri-sfaccettata.
E’ sintomatico che il tempo di permanenza del viaggiatore nell’area romana sia più basso rispetto alla media nazionale e a quella delle altre città metropolitane. Infatti Roma è al quarto posto fra le città metropolitane per permanenza media degli ospiti con 2,9 giorni. A pensarci bene la chiosa del problema sta tutto in questo dato.
Fatto il giro dei monumenti storici più eclatanti, al turista non viene offerto altro.
Poche piccole fiere poco interessanti e dislocate, per di più, in un contesto difficilmente raggiungibile, pochissima pressione sulla grande musica e sui grandi eventi legati ad essa. Eppure Roma vanta un’ottima orchestra e un direttore che tutto il mondo invidia.
Come pure non si fa niente per enfatizzare Cinecittà con la sua storia e il suo fascino.
Anche gli eventi sportivi, dal tennis all’equitazione esercitano ben poco richiamo pur essendo appuntamenti internazionali.
Lo shopping è assolutamente ininfluente perché mai programmato a tavolino. Si va dai mega brand di via Condotti (uguali in tutto il mondo) ai negozietti di “quartiere” che languiscono nell’abbandono più atroce per finire nel low cost che si regge benissimo sul quotidiano andirivieni.
C’è anche una grande risorsa a Roma ed è il Tevere.
Il biondo Tevere di cui nessuno si prende cura e di cui nessuno vede la grande potenzialità di offerta turistica. E Parigi? e Londra? non ci insegnano proprio niente?
Forse in questa reiterata aria di onnipotenza e di menefreghismo sta il grande male della Capitale.
I lavori mai finiti, le buche che diventano voragini, la spazzatura che finisce in prima pagina sui quotidiani stranieri, i trasporti urbani inefficienti e spesso inesistenti, la trama sincera e affascinante della vera Urbe a cui mancano però mercati e artigiani…una decadenza che ha l’odore del crollo di quella fu una Capitale.