Il popolo dei trattori si è ritirato da strade e piazze senza aver avuto la giusta soddisfazione alle sue sacrosante richieste; ora tocca ai Balneari che, finalmente, sfileranno per manifestare contro l’assurda situazione che si è venuta a creare a seguito dello “stallo alla messicana” determinato dall’indecisione del governo circa le regole imposte dalla Bolkestein.
Già, perchè la Ue imporrebbe di rimettere a gara praticamente tutte le concessioni balneari italiane ma, Palazzo Chigi continua a prendere tempo senza, per altro indicare alcuna via d’uscita. Per essere credibili e giustificabili circa i ritardi del Governo deve essere portata a termine e presentata alla commissione la mappatura completa delle coste volta a definire la percentuale di spiagge libere e spiagge occupate. Cosa che già sembrava fatta e compiuta ma, che alla prova dei fatti è di là da venire.
Parte ora un progetto importante e del costo di 400 milioni di euro promossa da Ispra e dal Ministero dell’ambiente e che, se tutto andrà liscio, dovrebbe durare 2 anni. Progetto encomiabile ma con una previsione di tempo che chi dovrebbe aprire gli ombrelloni fra pochi giorni non può più aspettare. Quindi, in questo tempo di mezzo, va presa una decisione in un senso o nell’altro: tutti i lidi a gara o tutti riconfermati. Questa scelta va fatta ora e subito anche a costo di prendere l’ormai abituale multa dalla Ue.
Forse il vero problema che il Palazzo deve affrontare è il giusto canone che gli stabilimenti dovrebbero pagare per l’occupazione di suolo pubblico; perchè è proprio qui che lo Stato si rivela pessimo gestore ed esattore di una massa di incassi da far impallidire. E si perchè con le tariffe riviste e corrette si potrebbero sanare moltissimi altri “buchi” come, ad esempio, la messa in sicurezza dei lidi romani ormai stravolti e spesso inservibili.
Giusto il 14 marzo 2023 Flavio Briatore rilascia queste dichiarazioni a Open: “E’ vero abbiamo sempre pagato poco o niente allo Stato” e aggiunge “è vero, sarebbe giusto che pagassi molto di più” e sottolinea come i canoni demaniali siano davvero troppo bassi. Ad oggi infatti la maggior parte degli stabilimenti balneari paga una quota annuale inferiore a mille euro, anche quando il giro di affari della spiaggia o la sua posizione geografica giustificherebbero un canone molto più alto. Aggiunge ancora: “credo che lo Stato ricavi meno di cento milioni all’anno” e prosegue: persino il suo Twiga, uno dei locali più esclusivi di Forte dei Marmi, paga una quota annuale di poche migliaia di euro, anche se – precisa l’imprenditore – nel 2022 ha fatturato dieci milioni di euro.
Ecco è questa la vera piaga delle concessioni balneari tenuto anche conto che molti, per non dire moltissimi gestori pretendono il pagamento stagionale metà in bianco e metà in black.
Stato Italiano e Governo svegliatevi!