I “vuoti” commerciali ci dominano

Pochi consigli per i pochissimi turisti. A Roma non è tempo di shopping...

Anche il classico giro in centro solo “per guardare le vetrine” si è trasformato in una triste e poco piacevole attività. Anzi ispira un senso di squallore e di disfatta che, noi del dopo guerra, non avremmo mai potuto immaginare.

Una Roma bombardata ma senza macerie evidenti. Sono tanti i negozi chiusi con le serrande abbassate, l’ingresso pieno di polvere e la posta buttata lì, a caso, e mai ritirata. L’unica pessima novità  è l’avanzare forzato dei Luxury Outlet che offrono tutti capi e accessori, praticamente, uguali. Un lunga, noiosa, e forse “anonima” fila di stendini!!!

Non è il tempo delle compere e molti commercianti hanno preferito ritirarsi dal mercato piuttosto che fallire. Illuminano il nulla del passeggio, giusto, le vetrine dei brand del lusso. Per il resto c’è l’aria dell’estate romana ma impregnata di malinconia e di indugi oltre che di troppe assenze.

Come sempre, e quest’anno a maggior ragione, siamo sollecitati ad acquistare, con mille annunci/sirena.  Nemmeno i primi sfavillanti inviti al Black Friday, sembrano avere, però, molto riscontro.

Troppo facile, però, dare tutta la colpa all’e-commerce che, sicuramente fa la sua parte soprattutto in questo periodo di clausura.

La verità è che il Covid, con tutto quello che si è portato appresso, ci ha, come, cambiato la testa, i bisogni e le necessità.

Ma a parte questo discorso, trito e ritrito, una delle cose più destabilizzanti, per noi consumatori finali,  è stata la scelta delle grandi catene del low cost di chiudere migliaia di punti vendita in Italia. Questo è, c’è poco da girarci intorno, il peggior segnale che il mercato dell’offerta potesse trasmetterci!

H&M e Zara visto il calo delle vendite di questi mesi non aspettano tempi migliori ma, chiudono. Non tutti i negozi certo ma, quelli più piccoli, di minor impatto commerciale e soprattutto le decine di doppioni che troviamo nelle nostre città.

I due giganti del “dress cheaply” preferiscono mettere il fieno (ed è tanto!) in cascina, tenere qualche grande store di rappresentanza e affidare molta parte del proprio mercato allo shopping on line.

Il nostro futuro di consumatori sarà quello di stare seduti, a casa, e sfogliare i cataloghi virtuali? Ci accontenteremo di foto (solitamente bellissime) senza prenderci la soddisfazione di vedere, toccare, scegliere e provare?

Ad oggi e tenendo ben presente la nostra cultura sartoriale e creativa, non ci pare ancora di essere pronti ad affidare totalmente il nostro look a dei semplici e per niente appaganti click.

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