Legittima difesa entro marzo. Bongiorno: “Non è licenza di uccidere”

La ministra non teme "tranelli del M5S" sull'approvazione della legge. E sulla Capitale dice: "Per adesso non c'è un cambio di marcia, purtroppo"

“Entro marzo la legittima difesa vedrà la luce. Non temo tranelli del M5S in Aula, ho rapporti frequenti con il ministro Bonafede e sono più che serena”. Lo ha assicurato Giulia Bongiorno, ministro della P.A., in un’intervista al Messaggero in cui spiega che la legge, “oltre a essere equilibrata, sarà un faro per chi indaga: quando l’aggredito si trova in una condizione di turbamento e si difende non è punibile. I magistrati potranno prendere in considerazione lo stato psicologico della vittima, per evitargli così la via crucis del processo penale”.

“Non è una legge che arma il popolo italiano, non è una licenza d’uccidere. È la prima legge che si occupa in modo serio delle vittime”, ha sostenuto Bongiorno, secondo cui fungerà anche da deterrente.

Sulla riforma del processo penale, “con Bonafede ci siamo visti tre volte, adesso il ministro sta facendo una serie di approfondimenti coinvolgendo avvocatura e magistratura. Sarà una legge delega, spero che possa vedere la luce al più presto, ma sarà lui ad annunciarne i tempi. La mia funzione è soltanto quella di fornire il punto di vista della Lega”, ha dichiarato Bongiorno.

In merito al ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati presentato da Forza Italia, “da parte nostra c’è interesse e condivisione, senza preclusioni. Però dobbiamo ricordarci che in questa fase noi siamo su un binario, e dobbiamo tener conto degli impegni che abbiamo assunto nel contratto di governo”, ha affermato Bongiorno. “Per me la separazione è un segno di civiltà”.

Nell’intervista il ministro parla anche di Roma: “Non voglio litigare con la sindaca. Ho incontrato più volte Raggi, nei limiti di quanto può fare il mio ministero c’è la massima collaborazione”, ma “io sono molto innamorata di Roma e vorrei vederla risorgere. Invece per adesso non c’è un cambio di marcia, purtroppo”. (fonte Ansa)

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